La crisi spinge al suicidio.
Non solo l’Italia non riparte, ma i casi di suicidi per motivazioni economiche registrati in Italia nel primo semestre 2016 sono in aumento del 20% rispetto alla seconda metà dello scorso anno
Nei primi sei mesi del 2016 i suicidi per crisi sono stati in totale 81, mentre lo scorso anno il fenomeno sembrava in controtendenza.
Il quotidiano Il Tempo in un articolo del settembre scorso riporta i dati di Link Lab, Laboratorio di ricerca sociale dell’Università degli studi Link Campus University, diretto da Nicola Ferrigni.
Se prima i suicidi per crisi erano un fenomeno soprattutto settentrionale, oggi è la Campania la regione che registra il maggior numero di vittime:
“I dati relativi ai primi sei mesi del 2016 disegnano una nuova geografia del fenomeno, che all’inizio interessava soprattutto l’Italia settentrionale e nello specifico le regioni del Nord-Est, storicamente ad elevata densità industriale, per poi conoscere nell’arco di un quadriennio una progressiva uniformità sull’intero territorio. Oggi invece il quadro appare decisamente trasformato, con la maggior parte dei suicidi avvenuti nelle regioni del Centro Italia (27,2%) e il Sud al 25,9%”.
L’incapacità degli ultimi governi nell’adottare misure come il reddito minimo per combattere la povertà o piani per favorire la crescita del mercato del lavoro, è tra le cause profonde di questo fenomeno. Più della metà dei casi (50,6%) coinvolge infatti i disoccupati.
E il governo, invece di pensare alla propria sopravvivenza, dovrebbe pensare a mantenere in vita gli italiani.
E i cittadini hanno il dovere morale di intervenire al più presto per evitare episodi simili in futuro. Con l’unico strumento a loro disposizione: le urne.