Andrea Cangini, direttore del Quotidiano Nazionale, nel suo editoriale di oggi denuncia una vicenda che coinvolge Matteo Renzi e un anonimo giornalista.
Il cronista, racconta Cangini, seguì Renzi in vacanza per scrivere un pezzo sulle sue vacanze. Pubblicò il primo articolo, ma poi qualcuno bussò alla porta: era un agente dei servizi segreti che intimava al giornalista di interrompere la sua attività:
Durante il suo primo anno di governo, Matteo Renzi si ritirò per qualche giorno con la famiglia in un bell’albergo sul mare. Cercava riposo e riservatezza. Un cronista prese una camera vicino alla sua con l’intenzione di scrivere qualche pezzo ‘di colore’ sulla vita privata del premier. Niente di insidioso. Dopo l’uscita del primo articolo, il giornalista sentì bussare alla porta, aprì e si trovò al cospetto di un signore robusto che, qualificatosi come agente dei servizi segreti, con tono convincente inanellò tre affermazioni in un’unica, breve frase: “So chi sei, so chi è tua moglie, so chi è la tua amante”. Il collega capì il messaggio e fece la valigia.
Non è detto, precisa Cangini, che il mandante dell’agente sia stato l’ex-premier, né che questi ne fosse a conoscenza. Ma una cosa è certa:
da sempre i servizi segreti vengono usati anche a fini ‘politici’: il Sifar (l’Aise di allora, ovvero il servizio segreto militare) guidato dal generale De Lorenzo negli anni Cinquanta collezionò 157mila dossier su politici, magistrati, giornalisti, imprenditori… e non sempre l’uso che ne fece atteneva alla ragion di Stato. È infatti tipico dei politici identificare l’interesse nazionale col proprio, personale, interesse. Ed è tipico dei dirigenti dei servizi tutelare quei leader politici da cui ritengono dipenda la loro carriera.
Un fatto gravissimo, commenta Dagospia, che Renzi non ha ancora smentito.