Un’altra vittima dello Stato.
Dopo il dramma della 46enne disoccupata che si è data fuoco davanti all’INPS perché non trovava lavoro, un altro tragico episodio ci scuote: un imprenditore veneto si è tolto la vita nella sua azienda, a Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza.
L’uomo ha lasciato una lettera in cui accusava il governo italiano di non aiutare la sua impresa, che vantava quasi un secolo di storia.
Il Corriere del Veneto racconta la vicenda:
“Si è tolto la vita nella sua azienda, quella in cui aveva investito quasi tutta una vita, e prima di lui suo padre e, all’inizio, suo nonno, il fondatore, di cui l’impresa porta il nome. A trovarlo, con un cappio al collo, sono stati i suoi dipendenti: la tragica scoperta giovedì mattina, alle 7,30, alla riapertura della ditta di Torri di Quartesolo. I lavoratori hanno subito allertato il Suem 118 ma purtroppo per il 56enne dell’hinterland non c’era più nulla da fare. Una tragedia di fronte alla quale un’anziana parente è stata colta da malore e portata in pronto soccorso. Un gesto disperato che l’imprenditore, a capo dell’azienda con le due sorelle, ha spiegato in una lunga lettera rinvenuta sul posto e acquisita dai carabinieri, che hanno informato anche il pubblico ministero di turno Giovanni Parolin”.
Nella lettera l’imprenditore spiega le sue ragioni:
“Uno scritto in cui l’uomo chiede scusa e saluta i familiari, in cui passa in rassegna quei problemi che devono essergli sembrati insormontabili, talmente angoscianti, opprimenti, da portarlo a togliersi la vita. Dalle difficoltà economiche ai problemi di salute puntando il dito anche contro il governo italiano, che a suo dire non lo aveva certo agevolato con la sua attività quasi centenaria, aperta dal nonno nel lontano 1923, che in passato era stata un’eccellenza nel settore dell’arte campanaria, con campane che erano finite in più parti del mondo, in chiese dell’intero globo. Una realtà che tra tradizione, innovazione e nuove idee brevettate, aveva portato il nome di Vicenza e dei vicentini all’estero”.
Infine il tragico gesto.
Ma l’idea che il governo possa/voglia aiutare un piccolo imprenditore è assolutamente utopistica. Noi siamo solo limoni da spremere e sfruttare, bancomat sempre pronti ad ogni necessità dei sovrani e dei loro mandanti, amici e tirapiedi. Sono molto dispiaciuto per questa persona, ma non ho alcun dubbio che lo stato, oltre al danno saprà aggiungere la beffa andando a sciacallare il possibile agli eredi…