Il Corriere della Sera riporta le dichiarazioni del presidente Vladimir Putin sulla crisi coreana nel corso del vertice Brics in Cina:
“Il rischio della crisi coreana è «una catastrofe planetaria e un grandissimo numero di vittime». Lo dice Vladimir Putin dalla Cina, dove ha partecipato al vertice Brics e si è consultato con il collega e amico Xi Jinping. La Russia ha condannato l’ultimo test nucleare della Corea del Nord, ma il presidente russo sostiene che già oggi le sanzioni contro Pyongyang si sono dimostrate «inutili e inefficaci» e ammonisce che un embargo più duro, in discussione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu su richiesta americana, non cambierebbe la leadership nordcoreana, non farebbe cadere Kim nè fermerebbe la sua corsa alle armi, ma potrebbe portare a sofferenze umane su vasta scala. Insomma, Putin vede all’orizzonte la «catastrofe globale». Serve il dialogo non «l’isteria militare» nei confronti della Nord Corea dice Putin senza citare gli Stati Uniti ma facendo capire che l’obiettivo della sua critica è proprio la linea del presidente Donald Trump. Putin nel suo discorso in Cina è stato molto tagliente e sarcastico, com’è nel suo stile. Ha osservato che «non ha senso accusare la Russia di violare le sanzioni e poi chiederle di votarne di nuove». Sulle sanzioni i russi sono disposti a discutere «alcuni dettagli», ha concluso il capo del Cremlino sulla materia. Ruolo delle sanzioni esaurito, dunque, secondo la Russia (e anche secondo la Cina). Allora che cosa resta? Putin dice che Kim non sospenderà il programma nucleare a meno che non ottenga garanzie di sicurezza. Il presidente russo ha fatto un parallelo tra Nord Corea e Iraq. «Tutti ricordano bene che cosa è successo in Iraq: Saddam Hussein aveva rinunciato alla produzione di armi di distruzione di massa; tuttavia, con il pretesto della ricerca proprio di quelle armi, è stato distrutto il Paese e Saddam è stato impiccato. In Corea del Nord lo sanno bene tutti e se lo ricordano».
Tutto si può dire di Vladimir Putin, eccetto che non sia un esperto di guerre: lo provano le azioni militari russe in Cecenia, in Georgia, in Crimea, oltre che la sua esperienza di agente segreto sul campo ai tempi della Guerra Fredda. Per questo, se il presidente russo afferma che la situazione nella penisola coreana è «sull’orlo di un conflitto su larga scala», bisogna prestargli attenzione. Anche se naturalmente fa il proprio gioco. L’intervento dello Zar annuncia che Mosca darà battaglia in Consiglio di Sicurezza, dopo aver accettato l’ultima risoluzione varata il 5 agosto a seguito del lancio di due missili balistici intercontinentali nordcoreani a luglio. La Russia ha potere di veto e quindi il suo no può frustrare ogni nuova offensiva multilaterale tentata da Washington. Quanto alla richiesta di dialogo, la Russia ha affiancato la Cina, che da mesi invoca una ripresa dei negoziati, proponendo la formula della «doppia sospensione»: stop dei test missilistici e nucleari da parte di Kim Jong-un e moratoria nelle grandi manovre militari congiunte tra forze americane e sudcoreane. Trump al momento non può accettare il piano perché segnalerebbe un cedimento al ricatto di Kim.”