Scontro a Otto e Mezzo tra Travaglio e Brunetta: il giornalista zittisce l’ex ministro così

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Ospiti a Otto e Mezzo venerdì scorso Marco Travaglio, Renato Brunetta e l’editorialista del Corriere della Sera Paolo Mieli.

Si parlava della mossa dell’emendamento presentato dal M5S per impedire a Silvio Berlusconi di candidarsi alle prossime elezioni.

Travaglio ha detto in merito: “Nei paesi normali non ci vuole nessuna legge, nessun emendamento per stabilire che un pregiudicato non può fare il leader di un partito, è il suo stesso partito che lo accompagna alla porta ben prima che venga condannato in Cassazione.

Da noi c’è voluta una legge, è arrivata molto tardi, e adesso c’è chi cerca di aggirarla dicendo ‘io faccio il capo e poi non vado in parlamento’.

E’ una mossa politica questa dei 5 Stelle che è fatta per stanare il Partito Democratico, ovviamente. Sappiamo benissimo che Forza Italia alzerà le barricate.

Il centrosinistra un tempo avrebbe detto ‘ci mancherebbe altro che un condannato definitivo guidasse un partito’. Ho l’impressione che il Pd renziano avrà dei seri problemi a votare una cosa di così ampio buon senso, se è vero quello che io penso, e cioè che si prepara a governare con Berlusconi dopo le prossime elezioni.

Brunetta, replicando a Travaglio, ha detto che la norma dei 5 Stelle è anche “incostituzionale”. Dopodiché, ha aggiunto l’ex ministro, “non è detto che chi è capo di un partito vuole anche essere il leader del governo, o il capo del governo, e così via. Tra l’altro può essere tranquillamente presidente del Consiglio chi non è un parlamentare.

Il direttore del Fatto, interpellato dalla conduttrice, ha aggiunto: “Non è una mossa politica di piccolo cabotaggio, è una mossa politica che io personalmente vorrei che condividessero tutti i partiti e la dessero talmente per scontata da non darsi nessuno di loro un leader politico condannato per reati gravi”.

Brunetta ha poi preso nuovamente la parola: “Se volessi fare uno show potrei fare un emendamento che non può candidarsi a fare il leader di nessun partito chi non avesse lavorato prima di entrare in parlamento per almeno cinque anni con un contratto di lavoro regolare, per cui Di Maio non potrebbe candidarsi a fare alcunché. Ma sarebbe una cosa ridicola da avanspettacolo.

Travaglio ha risposto a Brunetta dicendo: “Non lavorare e frodare il fisco per decine di milioni è la stessa cosa?”

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