Il Bisturi di Clairemont Ferrand: L’implosione dell’establishment italiano
Gli ultimissimi giorni della legislatura stanno dando agli italiani una sorta di autostreaming (non voluto, ma comunque prodotto) per la forza degli eventi che non hanno saputo dominare, dagli autori, operatori e registi che riprendono se stessi.
Essi stanno dando il più triste, ma incredibilmente reale, spettacolo sulla fine ingloriosa di chi ha comandato in Italia negli ultimi anni e che con il loro potere incontrastato ha provocato una crisi economica così grave da essere tra le peggiori dall’Unità d’Italia in poi.
Si tratta dello streaming della commissione banche presieduta da un certo Casini, che non si sa se appartenga a questo o all’altro mondo, ma scelto proprio per questa sua caratteristica.
In contemporanea l’altro spettacolo degli auguri di fine anno in cui tutti i partecipanti dell’Italia che conta si scambia gli auguri con il e al cospetto del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
A questa cerimonia mancavano Renzi e Berlusconi: singolare questa contemporanea assenza.
Riguardo a Berlusconi non è difficile capirne le ragioni, ora che sta quasi per assaporare una rivincita che sarebbe non esagerato definire postuma. Lui fa parte del sistema, ma allo stesso tempo la gran parte del sistema non lo ha amato, per usare un eufemismo. Quindi, alla sua età e con una prospettiva quasi certa di una vittoria politica di cui si tratta solo di stabilirne l’entità, si capisce che non abbia resistito alla tentazione di snobbare coloro che tanto lo hanno contrastato fino allo sfinimento ma che ora sono a un passo dal baratro e che hanno bisogno di lui.
Ma – solo apparentemente, comunque – suscita forte sorpresa e scalpore imbarazzante che Renzi abbia marcato la sua esistenza politica, al momento assai traballante, con una assenza alla più importante cerimonia ufficiale dell’anno, che spicca e che pesa come un macigno: neanche il più duro attacco politico avrebbe avuto la stessa efficacia.
Essa grida con veemenza la rabbia del toscano che Napolitano aveva chiamato a guidare il governo senza che neanche fosse eletto come parlamentare.
Napolitano, dopo la sconfitta di Renzi al referendum, avrebbe voluto fare con lui quanto aveva fatto con Letta e prima ancora con Monti, quando faceva e disfaceva governi a prescindere, dando un semplice benservito anche all’ex sindaco di Firenze per non essere riuscito a portare a compimento la missione affidatagli di ridisegnare la costituzione.
Ma Renzi, a differenza di Letta, non è stato al gioco e si è ribellato all’idea di essere stato usato e poi scartato senza batter ciglio.
E così ha tirato al baratro con sé anche quelli che lo avrebbero voluto giubilare: muoia Sansone con tutti i filistei!
E ora si assistiamo al fallimento del renzismo, poca cosa per i padroni del vapore italiani e d’oltralpe oltre che d’oltreoceano.
Ma, cosa assai più pericolosa, ci viene trasmessa la diretta del crollo per implosione di tutto quell’establishment che male ha governato a tutti i livelli e portato l’Italia alla rovina.
Il primo, almeno ufficialmente e a livello politico, responsabile della disfatta è Napolitano, colui che ha voluto Renzi e poi la sua uscita di scena silenziosa (ma che Renzi non gli ha concesso) e con lui tutti i veri potenti – degli affari, della finanza, del circolo mediatico, ecc – che hanno fatto da classe dirigente quando non ne avevano le capacità, come i fatti hanno poi impietosamente dimostrato, facendo pagare ai comuni cittadini italiani un costo pesantissimo che graverà non solo sulle loro spalle ma anche su quelle dei loro figli e dei loro nipoti.
Per concludere, sarebbe auspicabile che il M5S non partecipasse a questa farsa della guerra totale a Renzi insieme con quelli che non più di qualche mese fa lo osannavano.
Non è nell’interesse politico del M5S parteggiare per chi punta a eliminare Renzi: che se la vedano loro.
È bene per il M5S non partecipare a questa triste fine da basso impero: i 5 Stelle non hanno niente a che fare con questa gente! Anche perché non è difficile che chi ha la peste la contagi a chi si fa troppo vicino, fosse anche per semplice curiosità.