Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo Borsellino, ha criticato lo Stato per le vicende processuali riguardanti la strage di Via D’Amelio, l’attentato avvenuto a Palermo il 19 luglio 1992 in cui perse la vita il pm stesso e cinque agenti della sua scorta.
La figlia del giudice, riporta Sky Tg24, è intervenuta il 30 gennaio nella sede del Consiglio regionale del Veneto a Venezia, in occasione della chiusura della mostra fotografica “L’eredità di Falcone e Borsellino”.
Sono dure le parole di denuncia pronunciate dalla Borsellino nel corso del suo intervento, a 25 anni dalla tragedia:
“Mio padre ci ha lasciato un’eredità importante: l’amore, il rispetto e il senso delle istituzioni e proprio sotto questo aspetto la mia famiglia si sente tradita dallo Stato per avervi riposto fiducia e speranze senza tuttavia ricevere in cambio la verità, dopo più di 25 anni da quel barbaro eccidio di via D’Amelio”.
La figlia del pm siciliano ha poi aggiunto che la verità “è stata disattesa perché le vicende processuali sono state compromesse da troppi depistaggi che hanno impedito di fare completa luce sui fatti, per colpa della disonestà di chi questa verità era chiamato a ricercarla”.
E ancora: “In tutti questi anni abbiamo ascoltato troppe frasi retoriche e assistito a pompose celebrazioni, ma soprattutto a innumerevoli depistaggi e gravi anomalie nel corso delle indagini”.
Si riferiva “ai processi Borsellino 1 e Borsellino bis, celebrati tra il 1994 e il 1997, in anni cruciali che nella maggior parte dei casi risultano essere decisivi per il buon esito di qualsiasi indagine di polizia”.
E si riferiva anche al ‘Borsellino Quater’ “che si è concluso lo scorso mese di aprile, anche se le motivazioni non sono ancora state depositate” e che ha visto “troppi ‘non ricordo’, troppi silenzi, troppe risposte evasive per celare l’emergere di verità inquietanti”.
Adesso Borsellino si augura “che le motivazioni ora potranno chiarire finalmente ruoli e responsabilità di ciascuno dei soggetti coinvolti”.