Nel nostro editoriale di sabato 3 febbraio annunciavamo: la guerra è iniziata.
Ebbene sì, l’attacco dei media contro il M5S è partito la settimana scorsa con una sfilza di vergognose prime pagine: il solito “caos” nei 5 Stelle, impresentabili inesistenti e la strategia del “leader illetterato” (così scrive Libero di Luigi Di Maio) di sputtanare gli avversari.
Ma questo era solo l’antipasto.
L’attacco vero e proprio è iniziato questa settimana con la grande fake news sui rimborsi del M5S.
Mercoledì 7 febbraio La Repubblica di De Benedetti e del condirettore candidato con il Pd Tommaso Cerno ha pubblicato un articolo in cui accusava la responsabile della Comunicazione del M5S in Europa Cristina Belotti di aver incassato rimborsi da Bruxelles per aver seguito in più occasioni la campagna elettorale di Luigi Di Maio in Italia.
Il M5S ha smentito, chiedendo a Repubblica di pubblicare i documenti. Repubblica ha proceduto con la pubblicazione, ma dopo una verifica da parte dei 5 Stelle non sono state riscontrate irregolarità. Il gruppo Efdd, di cui fa parte il M5S, ha annunciato querele nei confronti del quotidiano romano.
L’ennesima vergognosa e triste pagina di giornalismo che vede protagonista il principale quotidiano italiano.
Nonostante la smentita, anche gli altri quotidiani hanno cavalcato la bufala: il giorno seguente Il Giornale di Berlusconi ha sbattuto la fake news in prima pagina titolando: “Un’altra scroccona a 5 Stelle”.
Ma l’attacco non è finito.
Non riuscendo a trovare scandali veri, stavolta i fake media hanno trasformato una irregolarità nella restituzione dei soldi dei 5 Stelle in un caso. “Lo scandalo Rimborsopoli si allarga,” si legge oggi su Il Giornale, che fa riferimento alla bufala pubblicata da loro stessi qualche giorno prima. La prima vicenda, però, non ha niente a che fare con la seconda.
La verità, anche in questo caso, è un altra.
I parlamentari del M5S durante la legislatura si sono tagliati lo stipendio e hanno restituito oltre 25 milioni di euro ai cittadini. I giornali hanno fatto le pulci al M5S (ma non agli altri partiti) e hanno rilevato che circa 200.000 euro (ossia poco meno dell’1%) mancavano all’appello.
Questo buco di 200mila euro, hanno fatto sapere i pentastellati, deriva dalle mancate restituzioni di due portavoce del M5S, Martelli e Cecconi, che hanno però “già provveduto a saldare quanto dovuto”. E, inoltre, “hanno anche annunciato che rinunceranno all’elezione per questa mancanza nei confronti dei nostri iscritti”.
Il caso è già chiuso, ma tg e giornali hanno fatto credere a mezza Italia che il M5S è come gli altri partiti e non restituisce i soldi.
La notizia, anche in questo caso, è un’altra: c’è una forza politica che si taglia gli stipendi e li restituisce ai cittadini ma giornaloni e tv la fanno passare per una banda di (dis)onesti.
Questa settimana, per fortuna, si è parlato anche di altro: di seguito riportiamo 15 notizie che vi consigliamo di approfondire per farvi un’idea su ciò che sta accadendo ma che non viene raccontato nel modo giusto. Si va dal caso di Pamela, la 18enne uccisa a Macerata, alla protesta dei lavoratori di Tim a Sanremo, passando per il complotto di Soros per annullare il Brexit e l’arresto dei membri del “cerchio magico” di magistrati, avvocati, professionisti, consulenti e docenti universitari dediti grazie ad una attività di dossieraggio e depistaggi per condizionare i processi.
Buona lettura e buona domenica.
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8. Giarrusso: ‘Programma M5S copiato da Wikipedia e dal Pd? No è il Pd ad aver copiato le idee dai 5 Stelle’
9. In manette il lobbista di Zingaretti, pagato coi soldi dei cittadini del Lazio
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10. Di Battista: ‘Si scandalizzano per una mia parolaccia, ma non per 500 operai che stanno perdendo il lavoro’
11. Svelato il piano segreto di Soros
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13. Uranio, i documenti di Pili che ‘inchiodano’ Pinotti e Mattarella alle proprie responsabilità
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14. L’appello del M5S alle ‘sanguisughe’ dei partiti
15. Sanremo, la protesta dei lavoratori Tim: ‘Fanno il festival con i tagli sul nostro salario’
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