Vivo dibattito mercoledì sera a Matrix tra il candidato premier del M5S Luigi Di Maio e il direttore del Tg4 Mario Giordano sulla squadra dei candidati ministri, e in particolare sul potenziale ministro dell’Economia del M5S.
“La libertà di presentare una squadra di governo prima sta nel fatto che io non devo scambiare poltrone con nessuno,” ha spiegato Di Maio, aggiungendo che invece i partiti “siccome hanno fatto grandi ammucchiate e non sanno chi arriverà prima dell’altro nella coalizione, i ministri li devono decidere dopo e non per il merito e per quello che sanno fare, ma per le quote politiche che si devono distribuire tra sottosegretari e ministri”.
Il giornalista ha chiesto a Di Maio se lui davvero pensa di presentare un “pacchetto a scatola chiusa”. “Se lei mi dà – ha proseguito Giordano – un pacchetto di ministri completo e quel ministro lì non mi piace, io che contratto faccio?”.
Di Maio ha ribattuto:
“Questi signori che adesso entrano in parlamento nella 18esima legislatura si devono convincere di una cosa, che iniziare a governare non significa migliorare la vita di quelli che stanno dentro i palazzi, ma quelli che stanno fuori dai palazzi.
Io non ne posso più di scambi di poltrone. Io vi presenterò domani una squadra, insieme a quelli che ho già presentato. Per esempio, io domani presenterò il ministro dell’Economia (Andrea Roventini, ndr), che è un professore, scrive con un premio Nobel e per le sue pubblicazioni è nel top 10 per cento degli economisti a livello internazionale”.
E ancora: “Io sto presentando delle persone che finalmente, invece di arrivare ad un ministero per logiche partitiche e di potere, ci arrivano perché hanno le competenze per affrontare una riforma delle pensioni che non massacri la gente.”
Mario Giordano ha osservato: “La Fornero di competenze ne aveva tantissime, forse la massima esperta di previdenza in questo Paese e ha fatto una riforma che è il peggiore disastro mai visto”.
Di Maio, d’accordo con Giordano, ha replicato: “Quello che non aveva la Fornero era il cuore, perché quando si fa una riforma ti devi chiedere che fine fanno le persone, non solo i parametri di bilancio. E le persone che ho individuato in questa squadra sono persone non ‘tecniche’, sono persone che mettono testa e cuore nelle cose che fanno. E significa che quando tu stai facendo la riforma dei contratti di lavoro, ti devi chiedere che fine fanno i giovani italiani a cui fanno contratti da un giorno di lavoro”.