Il Bisturi di Clairemont Ferrand: Lettera ai giornalisti italiani che hanno imbastito la fake news delle code nei Comuni del Sud per fare domanda per il reddito di cittadinanza
Caro Corriere, cara Repubblica, cara Stampa, caro Sole 24 Ore, caro Messaggero, cara ormai piccola e vecchia borghesia giornalistica, che hai perso gli artigli e che quando li avevi li usavi contro i deboli e li nascondevi contro i forti.
Ora la tua voce è rauca, la voce stanca di una vecchia padrona, che pur con il bastone d’argento su cui si regge e con cui cammina, ha ancora la voce arrogante di chi un tempo faceva paura.
Mia cara vecchia piccola borghesia degli scribi, che più nessuno ti ascolta, e più ti arrabbi!
Perché non ti siedi a meditare sui tuoi errori piuttosto che abbaiare alla luna?
Forse se avrai resipiscenza, potrai affrontare la tua morte in maniera dignitosa, senza ricorrere all’eutanasia in casa straniera.
Fai un bagno di umiltà di fronte ai tuoi lettori e forse di te avranno pietà.
La fake news dei giornali italiani delle code nei Comuni del Sud per fare domanda per il reddito di cittadinanza ci suscita qualche commento. Intanto una prima osservazione: perché non quelli dei comuni del Centro e del Nord? Forse, da quelle parti se la passano tutti bene?
Da quelle parti non ci sono disoccupati?
O forse c’è invece da parte di certa politica e certa stampa la puzza nel naso per i ‘terun’ o, pur meno grave, la sudditanza incolpevole a uno stereotipo?
Mai sia per scelta e decisione consapevole: non sarebbe politicamente corretto!
Ma per una sorta di riflesso pavloviano che potrebbe – ahinoi! – accomunare i super corretti giornalisti con Salvini, che però ha una disciplina d’acciaio Inox, diversamente da loro che non sanno controllare i loro irrefrenabili impulsi.
Pertanto cari super giornalisti dei super giornaloni ci sembra elegante inviarvi questa lettera aperta come si conviene a persone eleganti e molto serie: Caro Corriere , cara Repubblica, cara Stampa, caro Sole 24 Ore, caro Messaggero, cara ormai piccola e vecchia borghesia giornalistica, che hai perso gli artigli e quando li avevi li hai utilizzati contro i deboli e li nascondevi contro i forti!
Ora la tua voce è rauca, la voce stanca di una vecchia blasonata padrona, che pur con il bastone d’argento su cui si regge e con cui cammina , ha ancora il tono, e prima ancora lo spirito, arrogante di chi un tempo faceva paura.
Mia cara vecchia piccola borghesia degli scribi, che più nessuno ti ascolta, e più ti arrabbi!
Perchè non ti siedi a meditare sui tuoi errori piuttosto che abbaiare alla luna?
Forse se avrai resipiscenza , potrai affrontare la tua morte in maniera dignitosa, senza ricorrere alla eutanasia in casa straniera.
Fai un bagno di umiltà di fronte ai tuoi lettori e forse di te avranno pietà.
Di media obsoleti vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia , che scodinzoli allegramente per il privilegio delle briciole che ti danno i tuoi padroni.
Vecchia piccola borghesia che per trenta denari non esiti a tradire te stessa e a vender al migliore offerente l’anima tua.
Riscattati ora e sappi morire con dignità!
E poi risorgerai reinventandoti: noi ti aiuteremo a fare il tuo mestiere in modo nuovo e con la testa alta di chi fa il suo lavoro con serietà.
*Libero adattamento del testo di Claudio Lolli “Borghesia” ai media e giornalisti italiani