Un eritreo di 22 anni è morto in un ospedale a Modica, dopo la traversata verso l’Italia dalla Libia, dove era tenuto prigioniero.
Il giovane, leggiamo sul Fatto Quotidiano, è sbarcato nel porto siciliano di Pozzallo, dove era arrivato già in condizioni precarie, malnutrito e malato di tubercolosi.
Dal porto è stato immediatamente accompagnato in ospedale, ma i vari tentativi dei medici di tenerlo in vita sono stati vani.
Nei referti medici si parla di morte per ‘cachessia’, gergo tecnico utilizzato quando si muore per fame.
Il suo corpo è momentaneamente nella camera mortuaria dell’ospedale, in attesa che l’autopsia venga autorizzata o meno.
Segen, così si chiamava il giovane migrante, si trovava assieme ad altre 90 persone quando è stato recuperato in mare dall’ong spagnola Proactiva Open Arms.
Il fondatore dell’organizzazione, Oscar Camps, racconta che l’eritreo era reduce da una prigionia di 19 mesi in una carcere in Libia e che, nonostante le sue gravissimi condizioni fisiche, era riuscito a sopportare il viaggio prima nel deserto e poi in mare.
Ma al momento del salvataggio la situazione era critica: quasi non respirava, era anoressico e sciupato dalla fame e per questo non si reggeva in piedi, letteralmente.
Una situazione di crisi disperata quella che si vive nei paesi del nord africa, come sottolinea il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, nonché primario del pronto soccorso dell’ospedale di Modica dove si è cercato di curare il migrante.
Dalle sue parole, trasmesse a Effetto Giorno su Radio.24, si può capire la gravità di quanto succede a pochi chilometri dalle nostre coste: “Quello che mi impressiona è che sembra di tornare a 70 anni fa, quando abbiamo visto quelle drammatiche scene di un campo di concentramento e quegli esseri umani, gli ebrei, ridotti pelle e ossa”.
Questo è il segno lasciato nell’immaginario del sindaco, avendo toccato con mano le disgrazie di cui sono vittime le popolazioni di queste nazioni distrutte dalla guerra.
Ribadisce, infine, parlando a nome della sua città, che ci sarà un grande impegno per proseguire ad accogliere i bisognosi, finché ci sarà l’emergenza, come è giusto che faccia un paese civile.
E con l’appoggio del ministero dell’Interno e del governo italiano, invita l’Europa ad adottare una strategia a livello internazionale per questa situazione di estrema crisi.