I seggi M5S in Sicilia sono più dei candidati pentastellati.
Una situazione paradossale dovuta a una sorta di “bug” del Rosatellum, la legge elettorale ideata dal dem Ettore Rosato con cui si è votato alle elezioni del 4 marzo.
Avendo ottenuto la vittoria in tutti i 28 collegi uninominali dell’isola, con una quota di oltre il 49%, ai pentastellati siciliani spetterebbero 57 parlamentari. Ma i candidati 5 Stelle sono solo 53.
Quindi rimarrebbero quattro posti vacanti: tre alla Camera e uno al Senato.
Per quanto riguarda i 3 seggi spettanti di diritto al movimento guidato da Luigi Di Maio alla Camera, la soluzione è semplice ed è regolata dalla legge elettorale.
Infatti, quando si verifica una situazione del genere, quei posti vengono assegnati a degli altri candidati dello stesso partito in un’altra circoscrizione nazionale, in cui non hanno ottenuto il seggio per cui hanno concorso.
Una sorta di “ripescaggio”, se così lo vogliamo definire.
Il problema si pone per quel seggio vacante al Senato.
Infatti, non è possibile effettuare il “ripescaggio” per i candidati senatori, in quanto la rappresentanza del popolo al Senato è su base strettamente regionale, come detta la Costituzione.
A questo punto, sono tre le possibili strade da percorrere, spiega Luca Pedulla su “La Notizia Giornale”.
La prima è quella di effettuare la riassegnazione in un’altra circoscrizione nazionale, allo stesso modo in cui si procede alla Camera; ma significherebbe calpestare la Costituzione.
La seconda possibilità, ed è quella che ha scatenato l’indignazione e la perplessità di vari esponenti del MoVimento, vedrebbe assegnato il seggio alla concorrenza, alla lista con i resti maggiori.
In questo caso, andrebbe assegnato ad un esponente di Forza Italia.
Il che sarebbe un verificarsi di una situazione paradossale, come sottolinea Giancarlo Cancelleri, leader del MoVimento in Sicilia: “Sarebbe una situazione surreale e completamente priva di logica. I siciliani votano noi ma eleggerebbero un berlusconiano”.
La terza opzione, che pare quella più percorribile in quanto rappresenta un precedente, sarebbe quella di non assegnare il seggio del tutto.
Una situazione analoga, infatti, si verificò nel 2001 con la “legge Mattarella” quando Forza Italia, avendo stravinto, non riuscì a piazzare tanti candidati quanti seggi vinti e quindi si ritrovò con undici parlamentari in meno.
A decidere sarà la Giunta delle Elezioni e delle immunità parlamentari del Senato.
Quel che è certo per ora è che, se ci sono problemi come questi la legge elettorale dovrebbe essere modificata.