Facebook e Cambridge Analytica (la società che ha fornito a Trump un’analisi di dati per la campagna elettorale) sono i cattivi che rubano i vostri dati e “spiano” i vostri profili.
Questo è il messaggio che i fake media che combattono le fake news hanno inviato durante tutta la settimana ai cittadini.
Peccato che sia l’ennesima falsa notizia diffusa da un Sistema al collasso, ovvero quello della (dis)informazione asservita alla politica.
Oggi giornaloni e tg attaccano Facebook perché il social network ha sottratto loro l’oligopolio della distribuzione dei contenuti e ha dato a tutti gli utenti della rete l’opportunità di esprimere la propria opinione, raggiungere milioni di persone e ottenere il consenso degli altri utenti.
Senza i social network molto probabilmente non ci sarebbe stata la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, la Brexit, la sconfitta di Matteo Renzi al referendum e la disfatta finale della Seconda Repubblica il 4 marzo scorso, sancita dalla vittoria di M5S e Lega.
È proprio per questo motivo che il Sistema, ormai tramortito, dà ora l’ultimo colpo di coda attaccando il mezzo attraverso il quale gli odiati “populisti” hanno ottenuto le loro vittorie alle elezioni.
Facebook e Cambridge Analytica, cosa è successo in realtà?
La vicenda di Facebook e Cambridge Analytica è l’ennesima balla del Potere per fregare i cittadini. Ed è l’ennesima balla dei media, dopo quella sulle fake news, per indebolire Facebook, che è, sappiatelo, un loro diretto concorrente.
Come spiega il blogger e imprenditore del web Marco Montemagno nel video che potete vedere sotto, “quello che capisci, se non sei addetto ai lavori, è che in sostanza una società è entrata in un qualche modo nei server di Facebook, si è zappata via 50 milioni di profili e poi li ha usati per fare la sua campagna elettorale”. “Chiaramente – aggiunge – non è andata così”.
Il business di Facebook, di Google e dell’editoria, spiega Montemagno, è “vendere i dati degli utenti anonimizzati agli inserzionisti”.
Il secondo tassello di questa vicenda, continua Montemagno, “è un tizio che qualche anno fa fa un’app, usa il login di Facebook e usando l’API, la tecnologia messa a disposizione da Facebook ufficialmente per gli sviluppatori, tira fuori i dati di 270mila utenti e da questi dati in quel momento Facebook ti dava la possibilità di vedere ancora più dati, che riguardavano gli altri utenti. In pratica è come se uno entra nella tua mail e oltre a vedere la tua mail vede tutte le mail dei tuoi contatti”.
A questo punto entra in gioco Cambridge Analytica, una società che analizza i dati e in base alle proprie analisi crea delle campagne di comunicazione: “La persona che aveva creato quell’app, magari senza che l’utente lo sapesse, condivide quei dati con Cambridge Analytica,” che, aggiunge Montemagno, “non ha craccato nessun server di Facebook, ha preso i dati da una terza parte, che non ha craccato un bel niente di niente, così come fanno una marea di sviluppatori in tutto il pianeta”.
Tutto questo è ben noto a chi conosce il mondo nel web, ma non agli utenti. I media hanno sfruttato la mancanza di consapevolezza dei cittadini su questo tema per svolgere una grande operazione di disinformazione, nel tentativo di attaccare Facebook, il mezzo attraverso il quale i “populisti” hanno vinto le elezioni negli USA e in Italia e il referendum sulla Brexit nel Regno Unito.
Guardate tutto il video di Montemagno se volete approfondire l’argomento:
Anche Obama ha usato i dati di Facebook, ma nessuno si indigna
L’aspetto più ridicolo della storia di Facebook e Cambridge Analytica è che chi si strappa le vesti perché il social network di Zuckerberg (come tutte le altre piattaforme del resto) guadagna attraverso l’uso dei dati degli utenti e favorisce campagne elettorali come quella di Donald Trump, non si indigna invece per le campagne di Barack Obama.
Il campaign manager dell’ex presidente USA Carol Davidsen, riporta un tweet di Wikileaks, ha ammesso che il Partito Democratico americano ha succhiato “l’intero social network degli Stati Uniti”. Loro, scrive Wikileaks, si sono tenuti i dati e li hanno ancora.
Facebook e Cambridge Analytica, Garante per la privacy: “Allarme altissimo, è in gioco democrazia”
Se l’aspetto più ridicolo è il silenzio sui dati usati per le campagne di Obama, l’aspetto più drammatico di tutta la vicenda sono le dichiarazioni del Garante per la Privacy, l’esponente del Pd Antonello Soro, che in settimana ha detto:
“La dimensione degli utenti su Facebook è così grande da condizionare gli sviluppi dell’umanità. Quando questo potenziale è usato per mandare a un numero elevato di utenti una serie di informazioni selettivamente orientate per poi condizionare i singoli comportamenti, questo passaggio cambia la natura delle democrazie nel mondo e l’allarme deve essere altissimo”.
Cosa questo c’entri con la tenuta della democrazia, Soro non ce lo spiega.
L’allarme per la democrazia, al contrario, dovremmo lanciarlo noi: è in corso un tentativo di screditare e indebolire Facebook, ovvero uno degli strumenti principali che oggi consentono ai cittadini di informarsi liberamente sui temi che prima venivano nascosti dai media.
Per questo non dobbiamo cascare nell’ultima trappola mediatica dell’establishment.
Teniamoci i social network (con tutti i loro difetti) per salvare la democrazia.