Il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo è intervenuto a Sum02#, il convegno organizzato dall’associazione Gianroberto Casaleggio che si è tenuto sabato a Ivrea.
Il magistrato ha guadagnato gli applausi del pubblico quando ha parlato della “compenetrazione tra mafia e potere” in Italia:
“Cito le sentenze, è stato stipulato un patto con Cosa nostra, intermediato da Marcello dell’Utri, che è stato mantenuto dal 1974 fino al 1992 dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi,” ha detto Di Matteo, che ha proseguito presentando la sua proposta per riformare la giustizia in Italia:
“Serve una riforma copernicana delle norme per la prescrizione” e misure come “l’ampliamento dell’uso delle intercettazioni e la previsione dell’uso degli operatori sotto copertura anche per i reati di corruzione”.
Di Matteo ha poi detto che “il sistema mafioso è il più grave fattore di inquinamento e compromissione nella nostra democrazia” e che “la questione mafiosa riguarda tutto il Paese e riguarda la nostra classe dirigente. E’ ormai evidente la compenetrazione tra la mafia e il potere, anche istituzionale e politico.
C’è però, ha aggiunto, “un desolante silenzio dei partiti sulla mafia” e “Ancora oggi gran parte della politica non capisce o finge di non capire la gravità della questione perché accerta il sistema mafioso come parte necessaria, per certi perfino utile, del sistema Paese. Nell’ultima campagna elettorale c’è stato un desolante silenzio da parte dei partiti sul tema mafia e Giustizia a due velocità, forte e spietata con i deboli, timida e timorosa con i forti. Su oltre 50mila detenuti pochissimi stanno scontano una pena detentiva per corruzione”
Sulla prescrizione Di Matteo ha osservato che “serve una riforma copernicana delle norme sulla prescrizione che prevede che il decorso del termine cessi nel momento in cui lo Stato azioni la sua pretesa”.
Il pm ha poi affermato: “Parallelamente penso alla necessità di un affievolimento del processo accusatorio. Innalzamento delle pene del sistema sanzionatorio dei reati di corruzione, del voto di scambio e di tutti i delitti tipici della criminalità dei colletti bianchi. E non si tratta di essere manettari o giustizialisti”.
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