Armi chimiche in Siria: una fake news pretestuosa per giustificare l’attacco ad Assad

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La notizia della settimana è l’attacco di Usa, Francia e Gran Bretagna a Damasco.

Si tratta di un’aggressione ingiustificata perché non c’è alcuna prova dell’utilizzo di armi chimiche in Siria da parte delle forze del presidente Bashar al-Assad.

Lo ha ammesso lo stesso capo del Pentagono James Mattis nel corso di un’audizione che si è tenuta al Congresso americano: “Ci sono stati diversi attacchi di questo tipo, in molti casi, voi sapete che non abbiamo truppe, non siamo coinvolti nel terreno lì, quindi non posso dire che abbiamo avuto prove, anche se abbiamo raccolto molte indicazioni sui social media e sulle reti che il cloro o il sarin sono stati usati”, ha detto Mattis.

Ma queste dichiarazioni sembrano non interessare a opinionisti e VIP che si indignano per la morte dei bambini a Douma e non mettono in dubbio la narrazione dei (fake news) media.

I francesi tuttavia dicono di avere le prove. Ma lo dicono e basta. Perché in un documento di otto pagine diffuso dal governo francese dopo il raid si legge di tutto ma non viene dimostrato niente.

Riporta Sky Tg24: “Il documento parla di un ‘programma chimico clandestino’ che il regime di Bashar al Assad avrebbe portato avanti in questi anni di conflitto siriano. Fra i luoghi in cui questo sarebbe avvenuto, ci sarebbe anche il Centre syrien d’études et de recherches scientifiques (CERS), uno degli obiettivi colpiti dall’attacco congiunto di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna del 14 aprile.”

Nel report viene allegata qualche foto di bambini e donne danneggiate dalle armi chimiche, ma di prove nemmeno l’ombra. Soltanto affermazioni.

Eppure il raid è partito perché Macron aveva dichiarato di avere le prove dell’utilizzo di armi chimiche da parte delle milizie di Assad a Douma:

“L’attacco è scattato sulla base di prove, agitate dal presidente francese Macron, di un presunto uso di Assad di armi chimiche a Douma di cui non è stata mostrata alcuna evidenza indipendente. L’attacco tra l’altro cade nel giorno in cui a Damasco erano attesi gli ispettori internazionali sulle armi chimiche,” spiega Alberto Negri su Tiscali notizie.

Insomma, le armi chimiche sono, come accadde con le presunte armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein in Iraq nel 2003, un pretesto per attaccare uno Stato sovrano.

Nel caso dell’Iraq sappiamo tutti come è finita: un Paese distrutto, un popolo alla fame e una regione, il Medio Oriente, destabilizzata e preda dello Stato Islamico.

Solo dopo anni abbiamo conosciuto la verità sulle armi di distruzione di massa in Iraq. L’ha raccontata l’allora premier britannico Tony Blair.

Il leader laburista nel 2015, a dodici anni di distanza dallo scoppio della guerra in Iraq, disse in una intervista alla CNN:

“Le informazioni di intelligence che avevamo ricevuto erano sbagliate. Saddam Hussein aveva già usato armi chimiche contro il suo popolo e altri, ma quel programma (di distruzione di massa) che ci era stato prospettato dai servizi non esisteva. Per questo posso chiedere scusa”.

Una colossale fake news, che ha provocato un conflitto in cui sono morti oltre 150mila iracheni e che ha creato più di un milione di profughi.

Ma la storia ci insegna che… gli uomini non imparano mai dalla storia.

E infatti oggi ci ritroviamo nella stessa situazione.

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