Spelacchio: così l’avevano soprannominato sprezzantemente gli avversari politici di Virginia Raggi, che in quell’albero dalla chioma poco frondosa volevano trovare la rappresentazione della decadenza romana, anziché un segno della sobrietà che ha investito la Capitale dal 2016, con l’avvento della giunta pentastellata.
Ma lui, Abete Rosso dal carattere Trentino, non si era lasciato abbattere… Quanto meno dalle critiche.
Oggi infatti è il protagonista di un virtuoso riutilizzo del suo legno, con cui sarà realizzata una
“Baby Little Home”, una piccola casa del bambino all’interno di un parco, dove i bebè troveranno dei
fasciatoi e degli scaldabiberon.
Spelacchio proviene da una foresta della Val di Fiemme gestita secondo il sistema Pefc, tramite cui viene
certificata la sostenibilità dei sistemi di gestione boschiva.
Tale certificazione garantisce la conservazione la foresta come habitat per la flora e la fauna, ma soprattutto impone che le piante siano tagliate rispettando il ritmo naturale di crescita dei boschi.
Le aree soggette al taglio devono essere rimboschite o meglio rigenerate e rinnovate naturalmente.
Spelacchio ha accompagnato i romani durante l’ultimo Natale, e ora ha trovato un nuovo uso, inserendosi in quel meccanismo virtuoso di riciclo che da tempo cerca di affermarsi in Italia.
Ieri Spelacchio è stato infatti scortecciato, ed è stato preparato per la divisione in tavole, ma il processo che lo aspetta è ancora lungo.
Il legno dovrà infatti essere essiccato, e solo dopo potrà essere utilizzato per la costruzione.
Il costo di questa operazione non inciderà sulle casse capitoline, in quanto l’intero processo di dismissione è a carico della Magnifica Comunità di Fiemme.
Insomma, l’epopea di Spelacchio è stata lunga e travagliata, ma è un emblema del processo di ecologizzazione in atto a Roma e in Italia.
Vale dunque sempre il detto per cui non si debba giudicare dalle apparenze.