Contratto di governo del M5S, Di Maio: ‘Non è un’alleanza ma un elenco delle cose da fare’

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Luigi Di Maio ha chiarito che cos’è il contratto di governo del M5S al termine delle consultazioni con il Presidente della Camera Roberto Fico.

“Voglio dire prima di tutto di uscire dalla logica della prima e della Seconda Repubblica: tutti parlano di alleanza, qui non si tratta di una alleanza,” ha spiegato il leader 5 Stelle, secondo il quale “si usa ancora un linguaggio completamente sbagliato”.

Con la vittoria dei 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo è iniziata la Terza Repubblica, nella quale “al centro si mette il cittadino” e non i partiti.

“Qui le forze politiche fanno un passo indietro e sono i cittadini a fare un passo avanti”, ha aggiunto Di Maio, che ha precisato:

“Con il contratto di governo sul modello tedesco ci sarà prima di tutto il cittadino e i suoi bisogni: con un elenco delle cose da fare”.

Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha poi attaccato Matteo Salvini:

“Se volessimo pensare all’interesse di partito faremmo come la lega restando fuori da qualsiasi responsabilità di governo”.

Però, ha proseguito, i 5 Stelle non hanno “interessi strategici” e stanno “mettendo al centro i cittadini”.

Perciò è “arrivata l’ora di ridurre finalmente le tasse, di pensare a milioni di disoccupati, ai pensionati, ai 10 milioni di poveri, a tutti quei giovani precari o disoccupati, alle famiglie che hanno bisogno di un aiuto concreto.“, ha detto Di Maio che ha sottolineato: “Io capisco chi dice tra in nostri mai col Pd e tra i loro mai col M5S. Ma rendiamoci conto che qui il tema non è andare con il Pd come non era andare con la Lega, qui si sta dicendo: fare il reddito di cittadinanza, ridurre le tasse, aiutare le famiglie che fanno figli, tagliare gli sprechi. Senza negare le profonde diversità che abbiamo”.

Il leader pentastellato ha anche annunciato come affronterà il problema dell’informazione in Italia:

“Va fatto sulla Rai e anche su Mediaset. Non è accettabile che la Lega come ho letto su alcuni giornali non possa scegliere liberamente, per paura che la tv di Berlusconi possa attaccarli. Un politico non può essere proprietario di Tv”.

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