L’ipotesi più irrealistica, ovvero quella di un esecutivo ponte ed elezioni a settembre 2018, diventa sempre più probabile.
Sembra che dall’impasse di governo non ci sia una via d’uscita, nonostante il Capo dello Stato abbia conferito il mandato esplorativo ai due presidenti delle camere. Così al Colle si inizia a ragionare sulla “peggiore delle ipotesi”, spiega Lina Palmerini sul Sole24Ore.
In mattinata le delegazioni di M5S e Pd si incontreranno nuovamente con il Presidente della Camera Roberto Fico.
I 5 Stelle, nonostante i malumori dell’elettorato, sono intenzionati a proseguire dritti per ottenere un accordo con i dem, i quali, però, sono spaccati al loro interno. I “governisti” vorrebbero l’intesa con i pentastellati, mentre i renziani sono contrari all’accordo.
Ne sapremo di più dopo le consultazioni e la Direzione Pd.
Nel frattempo al Quirinale si prepara il piano C, dato che l’accordo tra centrodestra e M5S è stato sabotato da Berlusconi, quello tra Pd e M5S è tutt’altro che certo e il cosiddetto “Governo del Presidente” di cui parla la stampa difficilmente verrebbe votato da M5S e Lega.
L’idea, spiega il Sole 24 Ore, sarebbe quella di un esecutivo ponte per andare ad elezioni a settembre 2018: “Senza una solida sponda politica può al massimo fare da “ponte” per un voto subito dopo l’estate visto che i tempi per le urne entro giugno sono scaduti”.
E la prima data utile sarebbe settembre.
Mattarella ha cercato sin dall’inizio di scongiurare questo scenario, ma, visto che le varie forze politiche non scendono a compromessi, potrebbe adottare questa soluzione.
Si tornerà al voto solo se il Pd non dovesse appoggiare l’esecutivo 5 Stelle. E in tal caso i dem dovranno spiegare in qualche modo agli elettori il proprio rifiuto.
Se la spiegazione non sarà convincente, il M5S sarebbe avvantaggiato e potrebbe attingere a un potenziale bacino di milioni di elettori del Pd scontenti per le scelte del proprio partito.
