Che il Pd decida di sostenere un governo pentastellato o che invece mandi in fumo le trattative spianando la strada a nuove elezioni, ne uscirà comunque con le ossa rotte perché lo scenario è quello di un ballottaggio tra Di Maio e Salvini
Nel primo caso i dem rischierebbero di perdere la fiducia della “base” e degli iscritti, come sostenuto da Renzi, il quale domenica sera a Che tempo che fa ha confermato la linea del “no al governo con il M5S”.
Roberto D’Alimonte, sulle righe del Sole 24 Ore, spiega che in caso di nuove elezioni per i democratici non andrebbe meglio, per via dello scenario totalmente diverso rispetto al periodo precedente il voto del 4 Marzo.
Si è infatti delineato chiaramente che la sfida sarà solo tra Salvini e Di Maio, con il Pd in posizione defilata.
Secondo il giornalista del Sole 24 Ore, Salvini rimprovererebbe all’avversario grillino di non essere stato capace di formare un governo e di non aver accettato la sua succulenta proposta di entrare in un governo anche se con Berlusconi.
Di Maio di contro rinfaccerebbe al leghista di non essersi saputo sganciare dal Cavaliere, e ai dem di non aver voluto sostenere il suo esecutivo.
È difficile dire chi la spunterà: non è sufficiente infatti il 40% dei voti per produrre una maggioranza assoluta. È necessario infatti vincere anche molti collegi uninominali.
In autunno gli elettori avrebbero nuovi elementi per decidere, che non avevano al momento del voto.
Ciò che sembra contare di più in questo momento è la sfida tra i leader: leader che il Pd, al momento, non ha ancora definito, né con assoluta certezza si può sapere che verrà scelto il 3 Maggio, alla direzione del Pd.
Se si tornerà alle urne comunque, solo gli elettori potranno sciogliere i nodi: non possiamo però azzardare previsioni, che sarebbero possibili solo con dei sondaggi mirati.
Ad ogni modo, la campagna elettorale è già cominciata per Salvini, che non ritiene possibile che si concretizzi un governo M5S-Pd.