Scuola e contratti a tempo determinato in Italia, Bruxelles vuole vederci chiaro.
Lo fa sapere l’eurodeputata del M5S Rosa D’Amato che sul Blog delle Stelle spiega: “Siamo venuti a conoscenza di questa ‘indagine’ grazie a una nostra interrogazione dove chiedevamo alla Commissione europea una serie di cose”.
L’Unione Europea, scrive D’Amato, “sta valutando se la legge italiana protegga adeguatamente i lavoratori del settore dell’istruzione pubblica dall’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato”.
Dall’interrogazione dei 5 Stelle è emerso che il decreto del Ministero dell’Istruzione italiano emesso nel 2014 relativo all’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo è discriminatorio in quanto non permette nuovi inserimenti in graduatoria.
L’ipotesi della Commissione europea è che questo decreto potrebbe violare una importante clausola sull’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva 1999/70/CE.
L’aspetto importante dell’indagine di Bruxelles è che in caso i sospetti dovessero trovare conferme, il nostro Paese dovrebbe “riconoscere quei diritti di migliaia di docenti che finora i vari governi di centrodestra e centrosinistra hanno palesemente negato”, nonostante, sottolinea D’Amato, “le nostre denunce e quelle del mondo della scuola”.
Insomma, si tratterebbe di una svolta per migliaia di insegnanti e lavoratori del settore dell’istruzione perché metterebbe fine alla precarietà.
Infatti la clausola 4 dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva 1999/70/CE, il cosiddetto “accordo quadro” stabilisce che “i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive”.
La Commissione europea, conclude l’europarlamentare pentastellata, è a conoscenza del problema di scuola e contratti a tempo determinato in Italia e sta quindi “valutando se la legge italiana protegga adeguatamente i lavoratori dall’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato, in conformità della clausola 5 dell’accordo quadro”.