Secondo Giacomo Amadori de “La Verità” la madre di Renzi è indagata a Cuneo.
L’avviso di garanzia sarebbe stato recapitato a inizio aprile.
E’ la terza volta, spiega il giornalista, che Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono nel mirino di una Procura, dopo essere stati raggiunti da avvisi di garanzia da Roma e Firenze.
A Roma il padre di Renzi è indagato per un presunto traffico di influenze illecite.
A Firenze entrambi i genitori dell’ex premier sono sotto inchiesta per emissione delle fatture false e risultano coinvolti nell’ indagine per il fallimento di una cooperativa.
Invece, solo la madre di Renzi è indagata a Cuneo con l’ accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Si indaga sulle operazioni effettuate dalla Eventi 6, la società di cui la signora, Laura Bovoli, è presidente e amministratore, con una ditta della città piemontese fallita nel 2014, la Direkta srl.
Tiziano Renzi invece non risulta indagato nell’ambito di questa inchiesta, sebbene secondo i pm di Firenze era l’ amministratore di fatto dell’azienda di famiglia.
Gli inquirenti ipotizzano che la Direkta Srl sia stata usata “come una sorta di cartiera che emetteva pezze d’appoggio causando uscite immotivate dalle casse”, spiega Giacomo Amadori, che ha contattato il legale della famiglia Renzi Federico Bagattini.
All’avvocato è stato chiesto un commento sulla vicenda e ha replicato dicendo “Non confermo l’ avviso”.
Alla domanda se “quindi smentisce?”, Bagattini ha dichiarato: “Non confermo”.
“La nuova indagine – prosegue Amadori – avvalora l’ ipotesi che nella ditta dove l’ ex premier era l’ unico lavoratore inquadrato come manager succedessero cose poche chiare”.
Il 3 novembre 2016 la Guardia di Finanza, si legge su “La Verità”, ha bussato alla porta dell’azienda dei Renzi per acquisire documenti utili all’inchiesta della Procura di Cuneo.
Amadori spiega anche che La Verità aveva dedicato il titolo di apertura del suo primo numero il 20 settembre 2016 al procedimento cuneese: “Le intercettazioni di casa Renzi nell’ inchiesta per bancarotta”, scrissero.
Nessuno però, sottolinea, riprese la notizia. Probabilmente, spiega, perché all’epoca “Matteo Renzi era un premier in trincea pronto alla pugna per il referendum costituzionale e nessuno osò disturbare il manovratore”.