“Or bene, – gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando, – questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai.” (Cap.1° c).
Mi è venuto in mente questo celeberrimo passo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, leggendo il post di Luigi Di Maio nel Blog Delle Stelle.
La prima frase del post recita così:
‘Ora indietro non ci si può tirare. Ora questo Governo s’ha da fare. Ora l’Italia deve cambiare davvero.
Non fatico ad immaginare che, per la fatica cui è sottoposto Di Maio in questi giorni ovvero una sorta di leggero allenamento per quelli successivi, non gli sia venuto in mente che quel suo ‘Ora questo Governo s’ha da fare’ potesse rimandare qualcuno al passo del Manzoni succitato, accostamento che non può non far piacere.
Mi si permetta di riportare per intero questo passo del Cap. 1° che ha per protagonisti Don Abbondio e gli ‘individui della specie de’ bravi‘:
“Signor curato, – disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia.
– Cosa comanda? – rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo.
– Lei ha intenzione, – proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull’intraprendere una ribalderia, – lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!
– Cioè… – rispose, con voce tremolante, don Abbondio: – cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi… e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere; e noi… noi siamo i servitori del comune.
– Or bene, – gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando, – questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai.
– Ma, signori miei, – replicò don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente, – ma, signori miei, si degnino di mettersi ne’ miei panni. Se la cosa dipendesse da me,… vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca…
– Orsù, – interruppe il bravo, – se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Noi non ne sappiamo, né vogliam saperne di più. Uomo avvertito… lei c’intende.
– Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli…
– Ma, – interruppe questa volta l’altro compagnone, che non aveva parlato fin allora, – ma il matrimonio non si farà, o… – e qui una buona bestemmia, – o chi lo farà non se ne pentirà, perché non ne avrà tempo, e… – un’altra bestemmia.
– Zitto, zitto, – riprese il primo oratore: – il signor curato è un uomo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purché abbia giudizio. Signor curato, l’illustrissimo signor don Rodrigo nostro padrone la riverisce caramente.
Questo nome fu, nella mente di don Abbondio, come, nel forte d’un temporale notturno, un lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e accresce il terrore. Fece, come per istinto, un grand’inchino, e disse: – se mi sapessero suggerire…
– Oh! suggerire a lei che sa di latino! – interruppe ancora il bravo, con un riso tra lo sguaiato e il feroce. – A lei tocca. E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo avviso che le abbiam dato per suo bene; altrimenti… ehm… sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio. Via, che vuol che si dica in suo nome all’illustrissimo signor don Rodrigo?
– Il mio rispetto…
– Si spieghi meglio!
-… Disposto… disposto sempre all’ubbidienza
Vi invito a leggere per intero questo passo, oltretutto lo si può fare con grande gusto e con quel tantino di nostalgia per gli anni del Liceo che almeno per qualche secondo è bene non perdersi.
Noterete che alcune frasi le ho messe in neretto, perché, a mio parere, possono aiutare a capire cosa sta succedendo in questi giorni tormentati della nostra storia nazionale non meno di quelli in cui Manzoni ha collocato il suo romanzo.
La prima considerazione che vi propongo, di carattere storico, è che allora Milano e la Lombardia erano sotto la dominazione spagnola. Certo oggi il nostro Paese, grazie a Dio, non è soggiogato brutalmente nel suo territorio da una potenza straniera.
Però…… col passare del tempo sono state inventate forme di controllo così soft da non apparire come tali.
E come potremmo altrimenti chiamare tutti i vincoli, obblighi ecc. che ci impone la UE? Beh , ci potremmo sentir dire: nessuno ce lo ha imposto, lo abbiamo scelto liberamente avendolo deciso le legittime Istituzioni Della Repubblica Italiana.
Qui sta il punto: quanto è stata libera la classe politica che ci ha governato finora nel firmare i trattati internazionali relativi alla UE? Come ha curato i nostri interessi nazionali nell’accettare di firmare quei trattati , alla luce del fatto che per tantissime nazioni facenti parte della UE, a cominciare dalla Germania, ciò ha prodotto benessere diffuso mentre da noi ha generato la distruzione di una parte considerevole del nostro tessuto industriale, del nostro sistema bancario e conseguentemente del nostro welfare, della nostra classe media riducendo sotto la soglia della povertà di sopravivenza 7,3 milioni di cittadini italiani (https://www.istat.it/it/archivio/213417 – ‘Noi Italia’, rapporto Istat)?
La seconda considerazione riguarda l’ordine perentorio ‘de’ bravi’ “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”.
Sebbene Di Maio affermi con convinzione ‘Ora questo Governo s’ha da fare’, tuttavia non possiamo evitare di pensare che tanti e molto potenti hanno fatto a chi di dovere l’intimazione, non trattabile, ‘Ora questo Governo non s’ha da fare né domani né mai’! Loro non si espongono, ma avranno inviato i loro ‘bravi’ a fare ai ‘malcapitati’ discorsi quanto mai persuasivi…
Troveranno i Don Rodrigo dei nostri giorni i Don Abbondio che, atterriti solo dalla pronuncia del loro nome, risponderanno ciascuno “Disposto… disposto sempre all’ubbidienza”???
Ultima considerazione mi porta ad andare un po’ più in là nel testo del Manzoni, precisamente al capitolo 13°, per rammentare ai Lor signori Don Rodrigo odierni le famose frasi di Ferrer che, accerchiato dalla folla inferocita, proferiva tremebondo al suo cocchiere “Adelante Pedro si puedes” e “Adelante, presto, cum juicio” !