Condannati Sgarbi e Sallusti per avere diffamato su “Il Giornale” il pm Nino Di Matteo.
Il critico d’arte è stato condannato a sei mesi di reclusione per diffamazione. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti invece è stato condannato per omesso controllo.
Entrambi hanno avuto la sospensione della pena.
La sentenza è stata emessa dal magistrato Francesca Bianchetti, che ha riconosciuto una provvisionale di 40mila euro in favore di Di Matteo, che era difeso dall’avvocato Roberta Pezzano.
Il giudice palermitano, simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia, si è costituito parte civile ed è stato anche ascoltato dai magistrato il 24 gennaio scorso.
Nell’articolo incriminato, pubblicato sul Giornale a firma di Vittorio Sgarbi, si legge: “Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice. Ne garantisce il peso e la considerazione”. E ancora: “C’è qualcosa di inquietante nella vocazione al martirio (del magistrato, ndr)” e “gli unici complici che ha Riina sono i magistrati”.
Sgarbi ha replicato intervenendo a Tgcom24:
“Ho detto una cosa oggettiva, e cioè che le intercettazioni in carcere di Riina che ‘condannava a morte’ Di Matteo, hanno favorito la creazione del mito del magistrato, ne hanno aumentato popolarità e tutela, e questa non è diffamazione, è un’opinione”, ha detto, aggiungendo che “in uno Stato democratico è garantita la libertà d’espressione e questa sentenza è un crimine contro la democrazia e l’ossequio di un magistrato a un suo collega”.
“Sono convinto – ha aggiunto – che Di Matteo abbia torto su tutta la linea della sua impostazione giudiziaria e che abbia detto cose inaccettabili contro il generale Mori in una sentenza e contro Forza Italia con le sue dichiarazioni che il partito sarebbe nato da un patto con la mafia.
E ha concluso: “Questa è vera diffamazione ma nessuno riesce a condannare chi l’ha pronunciata”.