“Va riconosciuto a Di Maio di aver portato a casa quasi tutti i punti qualificanti del programma storico del M5S“.
Così Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi 19 maggio.
Il direttore del Fatto Quotidiano riconosce poi a Matteo Salvini di aver “dato prova di un certo pragmatismo, concentrandosi sulle cose più fattibili o meno impossibili” e di non aver ceduto, almeno per ora, alle minacce “del Delinquente”.
Travaglio prosegue con una critica ai media che parlano del “governo più a destra di sempre”, soprattutto dopo che non hanno detto una parola sui governi che si sono succeduti negli ultimi anni.
Chi lo dice, osserva, “dovrebbe spiegare cosa ci sia di reazionario” in riforme come l’introduzione dle reddito di cittadinanza, l’abolizione della riforma della Fornero, il tetto minimo ai salari, la legge sull’acqua pubblica, le norme anti-corruzione, anti-prescrizione.
E ancora: leggi anti-mafia, anti-evasione e anti-conflitti d’interessi.
“Non si può sapere – continua il giornalista – se questi impegni verranno mantenuti scrivere”, ma “scrivere – come fa su Repubblica il nostro amico Massimo Giannini – che ‘c’è da temere per le sorti della democrazia’ è davvero fuori dal mondo”.
Poi l’affondo contro il Partito Democratico, che “se avesse cambiato leadership e linea dopo la batosta elettorale, sedendosi al tavolo coi 5Stelle” non avrebbe spinto i 5Stelle “fra le braccia di Salvini”.
Travaglio attacca poi l’informazione italiana: “Non c’è giornale che, giustamente, non interroghi gli aspiranti governanti sulle misteriose coperture finanziarie alle costosissime riforme economiche. Oddio, questi vogliono spendere 65 miliardi senza dire dove li prendono”!
Una “saggia preoccupazione”, aggiunge, che arriva però “dagli stessi che non batterono ciglio quando Renzi gettò 4 miliardi per sospendere l’Imu sulla prima casa ai ricchi, ne bruciò 12 in incentivi alle imprese che assumevano senza art. 18 (con risultati miserrimi) e altrettanti in bonus da 80 euro che non spostarono i consumi di un millimetro”.