Per via dei rincari nel weekend si arriva fino a 100 euro per fare un pieno di 60 litri.
Lo si legge in un comunicato stampa dell’Adusbef, Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Postali e Assicurativi.
E’ un weekend salato per gli automobilisti, spiega l’associazione, in quanto con il “consueto” metodo di “rincari solerti” “quando aumenta il barile e 17 una-tantum iniziate nel 1935 (Guerra Etiopia), 1 litro benzina arriva a media 1,76 euro”.
Per questo motivo fare il pieno può costare fino a 100 euro ai consumatori.
Gli aumenti, si legge nel comunicato, riguardano Eni, Q8, Ip, Tamoil, “con la media nazionale del prezzo ‘servito’ che sfiora 1,760 euro per la benzina; 1,650 per il diesel, che riporta le lancette dell’orologio nel 2015”.
Poi Adusbef spiega come è composto il prezzo attuale della benzina:
1) il prezzo netto del combustibile, che include anche il guadagno dei gestori della pompa,
2) le accise
3) l’Iva
Con accise e IVA, proseguono, si impone “su ogni singolo litro di carburante, il pagamento di una notevole quota di tasse, tra cui anche le famose accise, ovvero una quota dovuta allo stato come imposta sui consumi”.
E aggiungono: “La tassazione sulla benzina rappresenta il 64% del prezzo pagato dai consumatori, percentuale che scende al 61% per il gasolio”
In questo modo i consumatori pagano non solo le accise, inserite negli anni per finanziare emergenze come terremoti e alluvioni, ma anche l’IVA al 22%.
“Per ogni litro di carburante acquistato in Italia, i consumatori pagano ancora la Guerra d’Etiopia del 1935 o il disastro del Vajont del 1963,” denuncia Adusbef.
Ora però, concludono, potrebbe arrivare un taglio notevole sul prezzo della benzina perché il contratto di governo M5S-Lega prevede di tagliare le accise di 20 centesimi in meno al litro sui carburanti.
Si tratta, commenta Adusbef, di una “lodevole inversione di tendenza per restituire potere di acquisto ai cittadini, utilizzati come bancomat fiscali dai governi che si sono succeduti”