Travaglio, dove ha sbagliato Luigi Di Maio?

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Travaglio – al quale auguro, per la stima che ho di lui, di non finire a far lenzuolate in stile Scalfari – oggi ha scritto un editoriale che condivido, ma che mi ha lasciato molto perplesso in alcune parti e su cui, soprattutto quando tratta di  Luigi Di Maio, non solo esprimo riserve, ma non sono per nulla d’accordo.

Le illustro di seguito.

1 – Scrive il direttore del Fatto: “Di Maio, sopraffatto dalla rabbia per un governo andato in fumo quando pareva pronto a partire, ha perso lucidità e ha invocato in tv la messa in stato d’accusa di Mattarella, salvo poi, previa lavata di capo di Grillo, ingranare la retromarcia.”

Ebbene non sono d’accordo.

Veniamo ai fatti.

Di Maio, spinto da giusto sdegno motivato dal fatto, di estrema gravità, come lo stesso Travaglio alcune righe dopo riconosce quando scrive che “i migliori costituzionalisti gli (a Mattarella, nda) hanno spiegato che il veto tutto politico su Savona esulava dai suoi poteri.” poche ore dopo aver sentito le comunicazioni ufficiali di Mattarella, annuncia la richiesta di impeachment.

Qui Travaglio appare in contraddizione.

Se cioè Mattarella ha assunto un atto di esercizio della sua funzione che, come lo stesso Travaglio afferma “i migliori costituzionalisti ….. esulava dai suoi poteri”, cosa avrebbe dovuto fare, responsabilmente e doverosamente verso 11 milioni di italiani che gli hanno assegnato il compito di rappresentarli e di parlare a nome loro, il capo politico del Movimento 5 Stelle per sanare questo vulnus alla legge?

Far finta di nulla?

Fare come ha fatto, da coniglio lumbard, Salvini?

Il segretario della Lega, non fa altro che aggredire Mattarella, a parole o con gesti simbolici come non manifestando dissenso verso i sindaci leghisti che hanno tolto il ritratto di Mattarella nei comuni che rappresentano, mentre quando si è trattato di compiere un atto di vero coraggio politico, non ha avuto le palle per farlo.

Oppure, derubricarne la gravità, e, con disgustosa e vile ipocrisia, rilasciare una semplice dichiarazione di dissenso che lascia il tempo che trova?

No, Travaglio, no! Sarebbe stato indegno sul piano personale e, cosa assai più grave, sul piano politico sarebbe equivalso a un tradimento degli elettori del Movimento 5 Stelle.

Per essere precisi: se Luigi Di Maio si fosse comportato in tale maniera, io, elettore dei 5 Stelle, mi sarei sentito tradito!

Bene, benissimo, ha fatto Di Maio a comportarsi con serietà compiendo un atto, anche in mio nome in quanto mi rappresenta, adeguato a esprimere in termini politici e istituzionali il dissenso secondo le procedure stabilite dalla legge per un atto che, secondo ‘i migliori costituzionalisti… esulava dai suoi poteri’.

Quindi dove sta l’errore di Di Maio?

Forse nell’avere avuto il coraggio di compiere un atto persino doveroso verso chi lo ha votato come candidato alla Presidenza del Consiglio?

Mi dispiace, ma quanto scrivi di seguito “previa lavata di capo di Grillo” è una forzatura evidente delle parole scritte da Beppe Grillo.

In particolare Grillo affermava: “Non siamo certo affetti dalla sindrome dell’adolescente ribelle che spera che, alla fine, il padre gli dia ragione. Mattarella ha intortato le cose oppure ha fatto lo sgambetto alla democrazia? Lo vedremo, ma quello che invece è sicuro riguarda il cuore della contesa: c’è chi vuole vivere inginocchiato alle ragioni della finanza e dei suoi azzardi e chi non lo vuole.”

Ci trovate qualcosa che consenta al direttore del Fatto di scrivere “previa lavata di capo di Grillo”?

Dov’è la reprimenda di Grillo?

Anzi, semmai, quando Grillo scrive: “Non siamo certo affetti dalla sindrome dell’adolescente ribelle che spera che, alla fine, il padre gli dia ragione”, invita Di Maio ad avere il coraggio di persona adulta consapevole di avere la pesantissima responsabilità, di compiere atti politici e istituzionali degni di essere tali e non quelli di blaterare qualcosa con una dichiarazione in politichese o con gesti simbolici un tanto al chilo dei sindaci lumbard.

A voi il giudizio.

Ora, concludendo sul primo punto, secondo Travaglio alla fine avrebbe proceduto a ‘ingranare la retromarcia’.

Anche questa è un’affermazione non corrispondente, a mio parere, alla verità.

Di Maio non ha mai detto di essersi pentito o di aver sbagliato nel chiedere l’impeachment.

Ha detto piuttosto che, come conseguenza del comportamento conigliesco di Salvini, non aveva i numeri in parlamento per far passare la richiesta di impeachment.

E questa non si può definire “retromarcia”.

2 – Scrive ancora Travaglio: “Troppe volte, in questa crisi che ha messo a dura prova il sistema nervoso di tutti, il leader 5Stelle ha ceduto all’impulsività e ha parlato troppo, o troppo presto, o troppo tardi: dando per fatte cose da fare, dando per chiusi forni ancora aperti, dando per aperti forni già chiusi, lanciando ultimatum sulla sua premiership che poi la sua rinuncia ha trasformato in penultimatum, esagerando negli elogi al partner Salvini (che si è ben guardato dal fare altrettanto) e tacendo anziché vantare l’unico gesto nobile e disinteressato di tutta la crisi: il suo rifiuto, per 80 giorni, di legittimare B. con un incontro, una stretta di mano, una telefonata, un selfie, una photo opportunity, un ministro forzista travestito da leghista, giocandosi ogni possibilità di diventare premier.”

Diciamo la verità, nel raccontare una carrellata di situazioni come quella che ha raccontato, su ognuna di esse ciascuno di noi potrebbe avere una lettura diversa e non necessariamente in termini negativi.

Ma è doveroso sottolineare che il non essersi pavoneggiato per aver fatto l’eroe con Berlusconi, tutt’altro che dispiacermi, conferma viepiù, ai miei occhi, che la sobrietà di Di Maio in questo caso è speciale: qualsiasi altro leader politico ce lo avrebbe ricordato ogni giorno, avrebbe indossato una medaglia così grande da rendere impossibile non vederla!

Ve lo immaginate, ogni giorno a ripeterci: per contrastare Berlusconi, ho rinunciato alla Presidenza Del Consiglio.

Mai una volta lo ha fatto!

Si, questo comportamento di Luigi è un fatto che non è raro: è davvero unico!

3 – E infine a leggere ancora Travaglio nello stesso articolo: “ (Salvini) Errori politici non ne ha fatti, sempreché la politica sia il partito e non lo Stato. E sempreché Salvini riesca a realizzare almeno qualcuna delle mille promesse”.

Dissento completamente su questo: credo invece, differentemente da quanto scrive Travaglio e da quanto dice e scrive la vulgata dominante, che Salvini abbia compiuto errori per se e per il suo partito (mentre riguardo allo Stato credo che per lui sia un non problema) madornali e forse irreparabili che non appaiono a uno sguardo superficiale, ma che verranno a galla senza attendere moltissimo tempo.

Quindi al momento opportuno ve lo ricorderò.

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