“Mi sembra che ci sia un accordo sul fatto di far partire la Flat tax sui redditi di impresa a partire dall’anno prossimo. Il primo anno per le imprese e poi a partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie”.
Così Alberto Bagnai, parlamentare della Lega che potrebbe diventare il nuovo sottosegretario al ministero dell’Economia, intervenendo ad Agorà su RaiTre.
L’economista ha affermato che il nostro Paese è in una situazione di gravissima crisi economica e il ricorso “al deficit per stimolare l’economia riteniamo che possa essere accettato in sede europea”.
Il contratto di governo M5S-Lega ipotizza due aliquote secche: al 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e al 20% per quelli superiori.
“A questo – spiega Nicoletta Cottone sul Sole24Ore – sono legate tre livelli di deduzioni da 3mila euro: per ogni componente del nucleo familiare fino a 35mila euro di reddito complessivo; solo ai familiari a carico nella fascia 35-50mila; nessuna deduzione per redditi superiori”.
La Flat Tax piace anche al neo ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il costo di questa riforma si aggira attorno ai 50 miliardi di euro, come indicato dal senatore Armando Siri
Il programma dell’esecutivo giallo-verde prevede poi l’eliminazione di spesometro, redditometro e studi di settore.
Sull’introduzione della flat tax non si è fatta attendere la replica dell’opposizione.
L’esponente dem Luigi Marattin ha ribattuto con una nota in cui si legge che “è inconcepibile un livello di ignoranza e approssimazione simile”.
“La flat tax sui redditi di impresa – prosegue – esiste da qualche decennio. Prima si chiamava IRPEG, e ora si chiama Ires, e tassa proporzionalmente i redditi delle società di capitali”.
“E a ridurla – dal 27,5% al 24% – è stato il governo Renzi”, aggiunge.
“Nel caso il futuro sottosegretario Bagnai si riferisse, invece, agli utili di impresa delle società di persone, – conclude – anche quella esiste già: si chiama Iri, e l’ha fatta sempre il governo Renzi”.