Ritengo quanto mai significativi i primi atti da ministro di Luigi Di Maio.
Esse sembrano rovesciare la scala delle gerarchie sociali come priorità di impegno di governo.
Per Di Maio le priorità sono due:
– un imprenditore fallito a causa del mancato pagamento da parte della Pubblica Amministrazione di un debito di ben 4 milioni di euro
– i rider, i fattorini che pedalano veloci in molte città in sella alla bicicletta o alla guida della moto e fanno consegne a domicilio
In cima vengono messi gli emarginati, gli esclusi, gli indifesi.
Costoro nei governi precedenti non hanno trovato nessuno che li ascoltasse, che dedicasse loro attenzione, che li tutelasse nella loro debolissima condizione.
Nel primo caso si tratta di un imprenditore che viene portato al fallimento da quello stesso Stato che invece dovrebbe assicurare il rispetto di un impegno a pagare, soprattutto se questo impegno è a carico della Pubblica Amministrazione.
Lo Stato che assolve la sua principale funzione nel far rispettare la legge, non riesce per primo a rispettarla e quindi dovrebbe condannare se stesso quando non la rispetta!
Una vera e propria contraddizione in termini.
Un abominio.
L’imprenditore Bramini si trova al centro di questa storia di follia burocratica e ha pagato di persona con il fallimento della società intestataria dell’attività aziendale e con il sequestro della casa dove abitava.
Di storie come quella di Bramini l’Italia è piena.
In Bramini, come emblema rappresentativo, Di Maio ha voluto prendere in mano, occuparsi e caricarsi il peso di tutte le vicende dolorose che vengono evocate da quella triste storia personale, per costruirne il riscatto.
Riscatto che deve partire con uno strumento normativo che, guardando al passato pur recente, rimedi a posteriori al danno subito.
Riscatto che deve proseguire con politiche di sviluppo economico che creino condizioni più favorevoli per nuove iniziative imprenditoriali e con strumenti legislativi che evitino il verificarsi di problematiche così incredibilmente critiche da sembrare surreali.
All’imprenditore Bramini il Ministro Di Maio ha affidato l’incarico di fornire la consulenza, per l’esperienza maturata sulla sua pelle, per indicare al Ministro tutta una serie di misure atte a restituire dignità al passato e trovando un qualche tipo di risarcimento se non altro morale, e per indicare politiche adeguate a suscitare e supportare uno sviluppo economico innovativo, sostenibile ed equilibrato.
Nel secondo il Ministro, tra i primissimi atti, ha voluto incontrare un gruppo di rider per sentire direttamente dalla loro viva voce le loro effettive condizioni di lavoro.
Si sa che si tratta di condizioni di lavoro inaccettabili, sia per i trattamenti normativi e contrattuali (ad altissima precarietà) che per i parametri retributivi sotto la soglia della decenza (addirittura anche intorno a tre euro all’ora).
“I rider sono il simbolo di una generazione abbandonata che non ha né tutele e a volte nemmeno un contratto”, dichiara Di Maio, sottolineando la necessità di dare loro diritti come “l’assicurazione ed una paga minima dignitosa”.
Ci sembrano iniziative quanto mai meritorie e significative che manifestano la volontà di perseguire politiche all’opposto di quelle praticate dagli ultimi governi.
Politiche che non possono che generare nuove e motivate speranze.