No diktat sulle sanzioni alla Russia. Alleati, non servi obbedienti

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Oggi tutti i ‘grandi giornali’ nella propria Home scrivono sulle dichiarazioni di Luigi Di Maio a proposito delle sanzioni alla Russia imposte da UE e USA.

Le sanzioni furono decise dopo i fatti della Piazza di Maidan che portarono al potere Poroshenko, voluto e sostenuto da UE e USA, e il successivo referendum in Crimea vinto largamente da chi voleva che essa entrasse a far parte della Federazione Russa.

Le due questioni sono molto controverse.

Infatti le versioni dei fatti divergono a seconda che a raccontarle siano UE e USA oppure la Russia.

Addentrarci nei dettagli occorrerebbe una specifica riflessione e appena possibile sarà mia cura proporvi il mio punto di vista.

Ciò che desidero evidenziare al riguardo però attiene non alle cause di quelle sanzioni risalenti ai primi mesi del 2014, ma alle conseguenze che hanno determinato fino ad oggi e alla posizione del nuovo governo per bocca di Di Maio che assume una postura verso i nostri alleati UE e USA diversa dai governi di Renzi e di Gentiloni.

Infatti sia Renzi che Gentiloni avevano mugugnato sulle sanzioni, ma senza osare far presente che il costo che pagava l’Italia in termini di mancate esportazioni verso la Russia aveva caratteristiche di assoluto rilievo e non potevano essere ulteriormente sostenute dalle nostre imprese attive nel mercato russo, pena la perdita definitiva di quote di mercato a favore dei concorrenti e la chiusura di importanti attività aziendali con conseguenti licenziamenti di chi ci lavorava.

Le imprese italiane attive in Russia avevano fatto presente al governo italiano.

Questa grave situazione e che bisognava agire affinché non si prolungasse, ma senza ottenere alcuna seria iniziativa da parte di Renzi e poi di Gentiloni per raggiungere questo obiettivo.

Invece Di Maio intende farsi carico delle esigenze delle aziende che lavorano in Russia perché sono in ballo migliaia di posti di lavoro.

E intende farlo con ferma decisione, come si evince quando afferma che ”questo non sarà un governo supino alle volontà degli altri governi”.

E chiarendo che “l’Italia storicamente ha avuto una funzione nell’ambito dell’alleanza occidentale, nell’ambito della Nato, di essere un Paese che dialogava con i Paesi dell’est”. “Abbiamo sempre dialogato con Paesi come la Russia…”.

In altre parole (mie) Di Maio sottolinea che intende difendere risolutamente gli interessi delle aziende italiane attive in Russia precisando che essere alleati non significa essere servi ‘supini’ sino al punto di accettare di farsi male con le proprie mani mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

Ancora in altre parole: NO DIKTAT SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA

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