Fiammetta Borsellino torna a parla della strage di Via D’Amelio.
La figlia del magistrato ucciso dalla mafia il 29 luglio del 1992 chiede giustizia e verità sulla strage, denunciando le tante anomalie nelle indagini da parte delle autorità, molte delle quali grossolane.
A partire dai depistaggi provocati dai poliziotti ma anche dei magistrati. E dei tanti passaggi oscuri, in un processo che di cose, alla luce, ne deve portare tante. Perché tante sono le domande a cui Fiammetta Borsellino esige una risposta.
In un intervento a Palermo, Borsellino invita le persone che hanno coinvolte le loro vite nelle indagini per l’accertamento della verità sul piano giudiziario, con una modalità che ha segnato una svolta nella lotta alla mafia, di ritrovare quell’impegno e scrupolosità “per fare luce sulle gravissimi anomalie, i lati scuri e i depistaggi che accompagnarono e accompagnano ad oggi l’indagine di via d’Amelio”.
Fiammetta Borsellino è convinta che a distanza di 25 anni, proprio in questo momento sia importante sottolineare che la ricerca della verità sia legata indissolubilmente alla disonestà di quelli che, la verità, l’avrebbero dovuta portare a galla.
E lei continuerà a perseguirla la verità. Non solo col contributo dell’onestà dei mafiosi, ma anche con quello delle autorità e delle istituzioni, che sanno, ma non parlano. Loro giocano un ruolo importante in questa partita.
Ricorda anche che di recente ha incontrato i boss Giuseppe e Filippo Graviano, i quali come è noto hanno fatto il nome di Silvio Berlusconi. E cita una frase che suo padre era solito dire negli ultimi suoi giorni di vita. “Mafia e politica o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”.
Purtroppo le risposte non sono arrivate. Nessuna risposta concreta dal Consiglio Superiore della Magistratura né dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in seguito ai proclami portati avanti dalla figlia del magistrato ucciso dalla mafia.