“A furia di sentirlo ripetere, ci eravamo quasi convinti che Di Maio fosse teleguidato da Grillo e dunque, per la proprietà transitiva, lo fosse anche Conte per interposto Di Maio: una specie di telecomandato al quadrato, oppure al cubo se è vero che il premier è a sua volta burattinato da Casalino, o alla quarta potenza se si dà retta a chi lo dipinge pure come una marionetta del puparo Casaleggio”.
Esordisce così nel suo editoriale di oggi 10 giugno Marco Travaglio, che critica il “pregiudizio universale” sul nuovo governo della stampa italiana, che danneggia “la già bassa credibilità” di quest’ultima.
Secondo il direttore del Fatto Quotidiano ieri, però, “senza che vi fossimo preparati, ci è crollato addosso tutto il teatro dei pupi”.
“E’ stato – spiega Travaglio – quando abbiamo appreso dalla fertile fantasia di Jacopo Iacoboni de La Stampa (autore della nota fake news su Beatrice Di Maio, ndr) che Grillo è stato brutalmente ‘messo da parte’ da Di Maio, protagonista di ‘un caso da manuale di ingratitudine politica’.
Quindi, osserva il giornalista, “è bastato che Di Maio facesse il suo mestiere di ministro del Lavoro, tentando di conciliare lavoro, salute e ambiente all’Ilva di Taranto e definendo ‘opinione personale’ il sogno dell’utopista-fondatore di riconvertire l’area a parco ambientale sul modello della Ruhr, per concludere che ‘Grillo è come se non ci fosse più’, mentre con Casaleggio ‘non c’è empatia’.
“È sempre tutto molto brutto ciò che accade nel M5S: tutto, ma anche il suo contrario,” commenta il direttore del Fatto, che aggiunge: “Comunque si muovano, qualunque cosa facciano, è sempre sbagliato”.
Questo pregiudizio dell’informazione italiana, però, oltre a danneggiare la stampa stessa, secondo Travaglio, non fa altro che rafforzare il governo giallo-verde, indebolire la già debole opposizione e spiegare “perché un oggetto ancora misterioso come Conte goda nei sondaggi di un consenso tanto alto quanto immotivato”.