Confermata la prescrizione del processo per la compravendita di senatori a carico di Silvio Berlusconi

Confermata la prescrizione del processo per la compravendita di senatori a carico di Silvio Berlusconi dalla Corte di Cassazione, che era stato condannato in primo grado a 3 anni, con la sospensione dai pubblici uffici per 5 anni.

Il legale dell’ex Cav aveva chiesto l’assoluzione, ma il reato è stato riqualificato come corruzione impropria e l’esito del processo confermato in prescrizione. Il Senato, costituito parte civile, potrà chiedere il risarcimento dei danni causati dalla compravendita della funzione parlamentare.

L’accusa sostiene che nel 2008 Berlusconi avesse comprato il voto dell’ex senatore dell’Italia dei Valori Sergio De Gregorio. Facendolo passare dalla compagine di centro sinistra a quella di centro destra, avrebbe votato la sfiducia all’allora governo Prodi, facendolo crollare. In cambio il leader di Forza Italia gli avrebbe dato 3 milioni di euro.

Inutilmente il legale difensore di Berlusconi, il professor Franco Coppi, dichiarava l’innocenza del suo cliente evidenziando che “l’attività parlamentare è insindacabile e non si può stabilire se un voto è frutto di dazione di denaro: il voto è coperto dall’immunità parlamentare e non può essere oggetto di indagini”.

Berlusconi ha poi fatto ricorso alla Suprema corte contro la prescrizione, ma il reato è stato riqualificato e confermata la prescrizione.

Soltanto l’ex premier e Forza Italia hanno fatto ricorso alla Suprema corte contro la prescrizione.

Senza successo la difesa di Berlusconi, con il professori Franco Coppi, ha sostenuto che “l’attività parlamentare è insindacabile e non si può stabilire se un voto è frutto di dazione di denaro: il voto è coperto dall’immunità parlamentare e non può essere oggetto di indagini”.

Nicolò Ghedini, ha invece contestato la costituzione di parte civile del Senato.