“La notizia di reato è infondata”.
Così è stata archiviata l’inchiesta per usura bancaria su Paolo Savona dal gip del Tribunale di Trani, Raffaele Morelli.
Il ministro per gli affari europei del Governo Conte risultava indagato insieme ad altre 61 ex o attuali figure apicali di Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit e Popolare di Bari, Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.
A carico di Savona rimane aperta solo l’indagine della Procura di Campobasso sempre per presunta usura bancaria.
La procura di Trani ipotizzava che i vertici delle banche avessero praticato tassi e interessi usurari sui finanziamenti concessi, dal 2005 al 2012, ad alcuni imprenditori del Nord Barese.
La Banca d’Italia e il Ministero del Tesero rispondevano, invece, all’accusa di concorso morale nel reato contestato.
Oltre a Savona risultavano indagati anche Alessandro Profumo (ex ad di Unicredit), Luigi Abete (presidente di Bnl), Giuseppe Mussari (ex presidente di Mps), Marco Jacobini (presidente di Popolare di Bari), e, ancora, Fabrizio Saccomanni (ministro dell’Economia durante il governo Letta) e Anna Maria Tarantola (poi presidente Rai) per i loro ruoli in Banca d’Italia.
Leggiamo sul Corriere della Sera che il gip, “nonostante le opposizioni presentate da alcuni denuncianti, ha accolto la richiesta di archiviazione, spiegando che nell’analisi dei loro consulenti è mancata «simmetria» tra le metodologie di calcolo ai fini del test di usura; e che pure i periti della Procura hanno «disapplicato le istruzioni della Banca d’Italia, inserendo anche la commissione di massimo scoperto nel computo del tasso soglia anche nel periodo antecedente all’1 gennaio 2010».”
Secondo la procura tranese “non ci sarebbe dolo diretto nella condotta del dirigente bancario «che abbia praticato eventualmente condizioni usurarie in adesione alle istruzioni provenienti dalla Banca d’Italia», tanto meno «quale cosciente volontà di conseguire vantaggi usurari»”.
