Caso Leonardo Foa, il giornalista dell’Espresso: ‘Oh mamma mi hanno scoperto!’

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L’altroieri abbiamo scritto su Silenzi e Falsità che dietro l’accanimento mediatico contro Marcello Foa c’è un preciso disegno per fare in modo che salti la sua nomina a presidente della Rai.

La nostra era, come spesso accade, una denuncia legittima contro il comportamento vigliacco dei media italiani (non
contro qualcuno di essi in particolare), che tutti in coro si sono indignati per la notizia che Leonardo Foa, figlio di
Marcello, lavora nello staff di Matteo Salvini.

Hanno fatto credere a mezza Italia che si trattasse dell’ennesimo caso di raccomandazione, guardandosi bene dal
raccontare tutta la verità.

Come abbiamo spiegato noi, l’accusa non regge: sia perché lo stesso Foa ha appreso la notizia della sua nomina solo
qualche giorno fa; sia perché senza l’assenso dei 5Stelle Foa non potrebbe mai diventare presidente Rai. E tutto il
mondo sa che il M5S si spezza ma non si piega, e mai si sognerebbe di fare favori ad un altro partito andando contro i
propri principi.

Abbiamo scritto che “il Giornale Unico delle cazzate vorrebbe farci credere che un 24enne dello staff di Salvini è in
grado di influenzare le scelte del governo sulla Rai. Dopo una sfilza di ‘figli di’, sarebbe arrivato il primo ‘papà di’.”

E ancora:

“Così il Giornale Unico ha sguinzagliato i propri troll sui social per andare a caccia di elementi per attaccarlo.
Poi è partita la solita litania: fake news, no vax, no gender, insulti a Mattarella e chi più ne ha più ne metta.
Una volta che hanno finito con lui, hanno aggredito la sua famiglia. Ed ecco che hanno ‘scoperto’ quello che era già di
dominio pubblico: il figlio di Foa su LinkedIn dichiara di lavorare nello staff di Salvini e ci sono foto pubbliche che lo
dimostrano”.

Apriti cielo! Qualcuno nelle redazioni di De Benedetti si è sentito chiamato in causa.

Mauro Munafò dell’Espresso ha fatto lo screenshot del nostro post, vi ha posto sopra la scritta pidiota “Il Gomblottoooh!!” e l’ha allegata ad un post Facebook nel quale sostiene di spiegare “come funziona la macchina della
disinformazione made in Lega e 5 Stelle”.

Poi, tra il serio e il faceto, ha aggiunto:

Oh mamma mi hanno scoperto! Ieri mattina ci hanno proprio chiamato Renziee insieme a Debenedetteeey e a Soros
per supplicarci di trovare un modo per creare imbarazzo al governo”.

E ha chiesto ai suoi fan: “Quindi fatemi capire bene: saremmo dei troll perché abbiamo scritto una cosa assolutamente
vera, come dovrebbe fare ogni giornalista?”

Munafò conclude che “siamo di fronte al primo caso di complotto ‘costruito’ su notizie assolutamente vere e
confermate”.

Ha ragione: le notizie sono tutte vere e confermate. Ma dimentica (si fa per dire) un aspetto fondamentale: la narrativa è
completamente falsa.

Che il figlio di Foa lavora per Salvini è una non notizia, visto che questa è sempre stata un’informazione di dominio
pubblico e viene invece presentata come uno scoop.

Tutto è stato costruito ad arte per screditare, guarda caso, un giornalista che da anni denuncia le storture del sistema
mediatico e che potrebbe diventare presidente del servizio pubblico.

Ma il punto è un altro: perché, se noi abbiamo parlato di disinformazione su Leonardo e Marcello Foa senza indicare un
media in particolare, l’Espresso si è sentito toccato?

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