Pordenone, frode fiscale per 5 milioni di euro: centinaia di lavoratori irregolari

0
68
Frode-fiscale-pordenone

La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Pordenone ha scoperto una frode fiscale a carico della cooperativa
“Work ambiente” con sede a Fanna, a Pordenone, ma operante in diverse province del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Pare che questa cooperativa facesse parte di un gruppo padovano che si occupa di facchinaggio, movimentazione merci e servizi ecologici.

La cooperativa gestiva impianti di rifiuti, ma dalle indagini sono emerse varie irregolarità in termini di posizioni lavorative e manodopera. Si tratta di 311 lavoratori irregolari, fatturazioni per un totale di 5,1 milioni di euro per per prestazioni mai avvenute o per l’acquisto di macchinari industriali inesistenti, redditi sottratti a tassazione per 5,4 milioni di euro, contributi non versati per 625 mila euro, 8 persone indagate e un sequestro di immobili e valori per un totale di 4.050.000 euro e una somma in contanti di oltre 50 mila euro trovata in una scarpiera all’interno di un garage.

I falsi costi permettevano alla cooperativa di “abbattere” il reddito e di generare “finti” crediti Iva che tornavano utili per “compensare” debiti tributari e contributivi del personale.

Le indagini, sono state avviate circa 10 mesi fa dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria e hanno riguardato in particolare la gestione della coop, dal momento che i dipendenti avevano segnalato situazioni di sfruttamento e di mancata sicurezza.

Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Pordenone, il colonnello Stefano Commentucci, nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che l’inchiesta “ha accertato come venissero disattese le condizioni remunerative previste dal contratto nazionale, sottopagando i dipendenti adducendo una generica crisi del settore della logistica, priva di riscontro con la realtà visto che la cooperativa, nel periodo dal 2014 al 2016, ha incrementato il proprio fatturato da 3 a 7,6 milioni di euro, grazie ad appalti stipulati con enti pubblici e privati in Veneto e in Friuli Venezia”.

“Una riduzione degli emolumenti che non avveniva in proporzione equa tra tutti i lavoratori. Il management aziendale elargiva somme ingenti a titolo di premi e incentivi a una ristretta aliquota di soci, arrivando ad integrare lo stipendio base – mediamente di 1.500 euro mensili – fino a 70 mila euro annui oltre ad orologi di grande pregio” ha detto ancora il colonnello.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here