Tiziano Renzi diceva: ‘Non ho dipendenti in nero’. L’ex lavoratore coop: ‘Ero a nero e rendicontavo a Lalla, la moglie’

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Secondo l’ordinanza firmata dal gip Angela Fantechi per i domiciliari di Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, è emerso che i due avevano messo in piedi “da molto tempo” un “programma criminoso”, che ha coinvolto cooperative “dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali” poi “abbandonate al fallimento”, ma anche lavoratori in nero.

Eppure, quando a fine novembre 2018 le Iene sollevarono il caso di un ex lavoratore in nero nell’azienda del padre del ministro del lavoro, Tiziano Renzi su Facebook aveva dichiarato: “Non ho dipendenti in nero”, per prendere le distanze da Antonio Di Maio.

Ma pochi giorni dopo ilfattoquotidiano.it, raccontarono la storia del nigeriano Evans Omoigui, impiegato nel 2007 come co.co.co nella Arturo Srl – società del padre di Renzi, poi liquidata – e licenziato quando chiese una retribuzione maggiore rispetto ai 750 euro al mese che gli venivano dati, nel 2011 l’azienda fu condannata a risarcirlo con 90mila euro, ma questo non avvenne.

Ci sono stati anche altri casi di lavoratori in nero, in particolare Luigi Corcione aveva detto alla guardia di finanza che nella Delivery Service era “a nero e il mio compenso lo prendevo in contanti” e ha aggiunto “rendicontavo i pagamenti e l’attività settimanale alla Delivery Service. Preciso che l’interlocutrice della casella di posta elettronica della Delivery Service Italia alla quale inviavo tale rendiconto era tale ‘Lalla’” ovvero Laura Bovoli.

La Delivery Service è una delle cooperative di proprietà della famiglia del senatore dem, che insieme alla Europe Service e alla Marmodiv, sono state oggetto di indagine nell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari.

Secondo i pm, la Delivery ha un ruolo fondamentale nel “sistema” gestito dai genitori di Renzi, infatti il giudice ha spiegato che la cooperativa è stata “costituita per volontà di Tiziano Renzi e Laura Bovoli che hanno partecipato alla sua gestione unitamente ai coniugi Massone”.

Il testimone Antonello Gabelli, interrogato il 14 marzo scorso, in merito alla Delivery service aveva detto: “preciso che Laura Bovoli e Giovanna Gambino si occupavano di questioni amministrativo-gestionali della stessa azienda, mentre Massone e Renzi erano i commerciali, sono loro che gestivano tutto di fatto”.

Secondo il testimone, i genitori di Matteo Renzi e i coniugi Massone “creavano società cooperative al fine di svolgere il lavoro operativo, concentrando tutte le criticità su queste e lasciando ‘pulite’ le menzionate società capofila”.

La Delivery Service fallisce il 17 giugno 2015 e dalle indagini compiute “risulta che la maggior parte dei debiti della cooperativa hanno ad oggetto retribuzioni dovute a dipendenti” e debiti erariali e previdenziali.

Nel 2010, come ha ricostruito l’ordinanza, 32 dipendenti erano passati alla nuova cooperativa, la Europe Service, che fallì il 26 aprile 2018. Il 18 novembre 2015 in un’e-mail alla moglie, Tiziano Renzi scrisse: “creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta quando abbiamo preso in mano i lavoratori ed abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo dall’oggi al domani dirottiamo alla nuova”.

L’imprenditore Paolo Magherini, davanti ai pm che gli contestavano fatture per 4mila euro con la coop Marmodiv, disse: “questi soldi credo servissero poi a pagare al nero altri dipendenti”.

Per la Marmodiv avevano già chiesto il fallimento il 4 settembre 2018, per cui scattarono le perquisizioni e il 31 gennaio 2019 la Procura chiese un’ultima consulenza tecnica d’ufficio sulla Marmodiv. Questo ha determinato la scelta del gip di concedere gli arresti domiciliari.

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