La democrazia è cosa preziosa e perciò molto delicata.
Non è la perfezione del vivere insieme, ma la comunità umana finora non ha inventato nulla di meglio, come solitamente tutti convengono.
La democrazia però è fatta di regole e senza regole e senza rispetto di queste regole, muore, anzi non esiste, non è mai nata, è un aborto.
La regola che costituisce le fondamenta dell’edificio democratico, ovvero il nucleo vitale da cui nasce la democrazia – e senza la quale neppure esiste – è che le decisioni si prendono a maggioranza.
Cosa significa che le decisioni si prendono a maggioranza?
Significa che decide la maggioranza.
Domanda importante: la decisione presa a maggioranza impegna solo la maggioranza?
No, impegna anche la minoranza.
Cioè la minoranza fa propria la decisione della maggioranza anche se non la condivide e la porta avanti come se la condividesse in pieno.
La democrazia è espressione di libertà.
Infatti tramite una scelta libera e responsabile – verso loro stessi non meno che verso altri – uomini e donne decidono di organizzarsi in comunità democratiche.
Questo è il seme da cui cresce e si sviluppa la pianta più piccola come la più grande.
Il seme lo seminano i fondatori della comunità, altri poi, successivamente all’atto fondativo, aderiscono e ne fanno parte a pieno titolo e con gli stessi diritti fondamentali dei fondatori.
Nello svilupparsi dell’attività di quella comunità bisogna prendere decisioni e ci si confronta.
Nessuno può essere obbligato a rimanere in una comunità quando non ne condivide più le regole che si è data o gli atti e comportamenti che con quelle regole vengono assunti.
Se uno o poco più di aderenti alla comunità pretendessero di imporre la propria volontà su tutti gli altri, realizzerebbero qualcosa che attenta al cuore della democrazia. Il fatto stesso che in qualcuno maturi la semplice idea di imporre agli altri la sua volontà denota che è un iperindividualista che vorrebbe soggiogare a sé la comunità di cui fa parte.
Chi è iperindividualista conta così tanto ai suoi stessi occhi che tutti gli altri messi insieme valgono nulla in confronto a sé stesso.
L’atto di voler imporre la propria decisione da parte del singolo sulla comunità si verifica ogni volta che costui/costei, non accettando le decisioni della comunità prese dalla maggioranza degli aderenti, mette in pratica atti che contrastano quelle decisioni.
Nessuna giustificazione può rendere eticamente valido un comportamento che è intrinsecamente antitetico.
A quel punto la conseguenza è una sola: liberamente ha scelto di far parte di quella comunità, altrettanto liberamente può decidere di non farne più parte.
Se poi invece pretendesse di compiere atti contrastanti con le decisioni di quella comunità e allo stesso tempo continuare a farne parte, si verifica qualcosa di peggio di voler imporre la propria volontà.
Si verifica cioè l’atto di voler soggiogare a sé tutta la comunità.
In pratica si vuole intimidire la comunità sotto il ricatto per cui essa o accetta che costui/costei siano in una posizione privilegiata rispetto a tutti gli altri, oppure fa crescere dentro la mala pianta della zizzania e della divisione per indebolire quella comunità all’esterno. E naturalmente da costoro viene rovesciata la realtà delle cose per cui chi contravviene alle regole della democrazia non è il singolo che vuole prevalere sulla comunità come contasse più di tutti gli altri, ma la comunità che ha deciso a maggioranza quando intende far valere verso tutti gli aderenti la sua decisione.
Il Movimento 5Stelle è una comunità democratica che opera nella politica, nella cultura e nel sociale.
Ora nessuna comunità che abbia una parvenza di serietà può accettare che uno dei suoi aderenti continui farne parte pur facendo di tutto per indebolirla contrastandola al suo interno come se fosse un avversario.
Ma sopratutto nessuna comunità politica che abbia aspirazioni di leadership può pretendere e presentarsi per chiedere di governare una nazione se non è capace neanche governare sé stessa.
A quella comunità democratica non resta altra scelta che espellere da sé stessa chi in realtà ormai non ne fa più parte.
Costoro in effetti non si dimettono perché prevale in essi la volontà di dominare sugli altri sempre e comunque e per trarre ogni tipo di vantaggio personale.
Paola Taverna ha sovrabbondanza di ragioni per indignarsi contro quella che definisce ‘Pletora di Miserabili’ .
Aggiungerei però che non solo di miserabili si tratta, ma di ascari e di ascare.
Basta vedere cosa è successo l’altra sera durante la trasmissione su La7 condotta dalla Gruber in cui era ospite – in nome e per conto esclusivamente del suo partito composto solo da sé stessa – la senatrice (M5S?) Elena Fattori con gli altri ospiti, il direttore de ‘l’Espresso’ Marco Damilano e il direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’ Marco Travaglio.
Andate a vedere questo breve filmato tratto dalla trasmissione, o se volete, andate pure a vederla o rivederla tutta, potreste assistere a quanta benevolenza abbia ricevuto dai peggiori nemici dei 5 Stelle, a cui si è aggiunto anche Travaglio – in ‘travagli’ di pre-quotazione in Borsa della sua società editoriale – e di come lei stessa si trovasse a suo agio come se fossero suoi amici i peggiori nemici della comunità di cui fa (faceva?) parte.
Se volte una controprova, subito dopo che avete visto quel filmato andate a vedere quest’altro filmato sempre su La7 e sempre nella trasmissione della Gruber in cui era ospite il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede insieme con gli altri ospiti l’ex magistrato Gianrico Carofiglio e il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti.
Andate a vedere come la Gruber e gli altri due ospiti avessero contro Bonafede un atteggiamento opposto a quello riservato alla Fattori, fatto di acrimonia e odio viscerale, sottoposto a un fuoco concentrico in cui a mala pena gli permettevano di parlare.
Andate a vedere sul dizionario cosa esattamente significa la parola ascaro o ascara, quali origini abbia e il quadro vi sarà chiaro.
Per ‘la Pletora di Miserabili’ si addice anche il termine, meno ‘politicamente corretto’, di traditori, quelli per cui, riferendosi a un certo Giuda, Colui che subì il suo tradimento, disse che ‘sarebbe stato meglio che non fosse mai nato’.
Tutto giusto ma forse una maggiore attenzione nella selezione dei candidati sarebbe necessaria, ora cacciare esponenti del senato dove la maggioranza vive su una differenza minima richiede molta riflessione..
Chi porta la voce solo di sé stesso, del suo dissenso, non può più pretendere di essere “portavoce” di altri.
QUESTO ARTICOLO NON FA UNA PIEGA. CHI NON ACCETTA LE REGOLE :FUORI DALLE PALLE.LA SENATRICE FATTORI NON RAPPRESENTA I M5S.CHE VADA PURE CON I POTERI FORTI. SECONDO ME È UN’INFILTRATA. POI STENDIAMO UN VELO PIETOSO SULLA GRUBER SU CAROFIGLIO E ANCHE ULTIMAMENTE SU MARCO TRAVAGLIO .CARI 5S NON VI CURATE DI LORO PERCHE’ SONO SERVI DEL POTERE E VERMI SCHIFOSI. AIUTATECI VOI DEI 5S ALTRIMENTI PER NOI È FINITA.PER FAVORE NON MOLLATE.GRAZIE
La parabola di Travagli è davvero difficile da definire, meriterebbe una traccia alla prova di matematica della maturità. A voler essere crudeli.
si, si, continuate così…!!!
così fate la fine del pd-l…!!!