“Siamo un Paese che — nonostante sia la seconda manifattura d’Europa e debba vedersela con Paesi come Cina, Usa e Germania che puntano sull’industria — ancora dibatte ed è ostile all’industria”.
Lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in un’intervista rilasciata a Repubblica.
Si tratta, ha aggiunto, di “un vero paradosso per un Paese che spesso perde di vista i suoi fondamentali economici: esportiamo 550 miliardi di euro di cui 450 grazie all’industria e questo significa attrarre ricchezza nel Paese e per il Paese”.
Alla domanda del giornalista di Repubblica se si riferisse alla “all’ostilità del Movimento 5 Stelle”, Boccia ha risposto: “Ci riferiamo alle scelte del governo. Per noi il governo è tutt’uno”.
Repubblica ha anche chiesto a Boccia se Confindustria scenderà in piazza per sostenere la ripresa dei lavori per la Tav. Lui ha replicato: “Siamo stati tra i primi a manifestare il 3 dicembre a Torino con altre undici categorie. Rinunciare a un’opera come la Tav, rinunciare a una parte finanziata dall’Europa, rinunciare all’occupazione che a regime generebbero i cantieri — secondo uno studio della Bocconi darebbero lavoro a 50.000 persone — in questo momento storico della vita economica dell’Italia e dell’Europa è davvero incomprensibile. Ma non è questo il momento della piazza”.
“Purtroppo” ha proseguito Bocchia “siamo quelli che subiscono di più il rallentamento. L’industria tedesca peggiora, ma la Germania sta pensando a misure importanti sul fronte imprese e infrastrutture. E noi? Come intendiamo reagire? Ancora a cercare di chi è la colpa? Così troviamo altri alibi? Occorre una stagione della consapevolezza e della reazione: oramai è finita quella degli alibi, delle colpe e di quello che personalmente chiamo il ‘presentismo’”.
Boccia ha anche detto che la sua elezione a presidente di Confindustria “non è dovuta alle aziende pubbliche: sia per i voti che rappresentano e sia perché hanno scelto in modo diverso. Ad esempio Finmeccanica e Fincantieri non mi hanno votato”.