“Contraddizioni logiche nella narrazione” difensiva non consentono di revocare gli arresti domiciliari per Tiziano Renzi e Laura Bovoli.
Il gip di Firenze ha confermato infatti quanto stabilito dal procuratore capo Giuseppe Creazo, ovvero l’accusa per i genitori dell’ex premier Matteo Renzi di fatture false e bancarotta fraudolenta.
I due avrebbero messo in piedi un “sistema” che permetteva alla loro società “Eventi 6” di avere lavoratori dipendenti senza dover sostenere le spese previdenziali ed erariali, perché riversate su una serie di cooperative.
Quattro sono le indagini in cui sono stati coinvolti i coniugi Renzi: due dai pm di Firenze, una da quelli di Cuneo e la quarta da quelli di Genova.
Come riporta il Sole24Ore, ad aprile scorso la Procura di Firenze ha notificato un avviso di chiusura indagini a Tiziano Renzi, Laura Bovoli e all’imprenditore Lugi Dagostino.
I coniugi Renzi avrebbero emesso due fatture false attraverso le società “Party” ed “Eventi 6” in favore di una riconducibile a Dagostino. La prima fattura, del 16 giugno 2015 è stata emessa dalla “‘Party srl’ in Rignano sull’Arno, di cui era legale rappresentate Laura Bovoli e amministratore di fatto Tiziano Renzi“. Fattura di “euro 20mila più Iva per euro 4mila 400” ed ha a “oggetto ‘studio di fattibilità commerciale per collocazione area destinata al food nel vostro insediamento nei pressi di The Mall a Reggello'”.
La seconda fattura, del 30 giugno 2015 è stata emessa dalla “Eventi6” per un totale di 140mila euro più 30mila 800 di Iva, l’oggetto è sempre uno studio di fattibilità che, secondo i pm, non fu mai effettuato.
La seconda indagine ha portato agli arresti domiciliari dei coniugi. Negli atti si legge che i pm ritengo che le cooperative dichiarate fallite e la cooperativa “Marmodiv”, “sono state costituite essenzialmente per consentire alla s.r.l. ‘Chil Post’\’Eventi6’, riconducibile agli indagati (…) di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi all’adempimento di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse”.
Per cui “la società “Chil Post” – poi “Eventi 6” – si sarebbe avvalsa del personale, formalmente assunto dalle cooperative le quali, non appena raggiunta una situazione di difficoltà economica, sono state dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali, ed abbandonate al fallimento. Le cooperative si sarebbero succedute nel tempo, mantenendo tuttavia gli stessi dipendenti e gli stessi clienti. La Cooperativa “Marmodiv” avrebbe poi svolto attività di sovrafatturazione per consentire alla “Eventi 6” evasione delle imposte” si legge ancora.
La sovrafatturazione ha evidenziato presunti illeciti anche nella stampa di volantini, infatti un dipendente delle coop, Paolo Magherini, ha detto che “la quantità stampata di questi volantini era di certo superiore a quella che era necessaria ad essere consegnata. (…) Ricordo con certezza che negli anni passati era lo stesso Tiziano Renzi che veniva lui personalmente con i mezzi di trasporto a prelevare i volantini in esubero. (…) Su questa gestione occulta sono tutti d’accordo compresi i responsabili marketing di Esselunga ad altri supermercati. Ad esempio per coprire tutta Firenze e Scandicci ci vogliono 230.000- 240.000 volantini mentre ne vengono forniti di un milione”.
La terza indagine è stata aperta dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, il quale ha detto: “vogliamo verificare se ci sono fatti rilevanti che meritino approfondimenti su società con sede nel genovese”, in particolare rapporti con l’imprenditore ligure Mariano Massone, arrestato, e il genovese Alberto Ansaldo, facente parte del cda della cooperativa “Delivery”, sotto indagine a Firenze.
La quarta indagine riguarda la bancarotta fraudolenta della “Direkta srl”, società fallita a maggio 2014. L’amministratore, Mirko Provenzano, è stato condannato per reati fiscali e ha patteggiato per la bancarotta, mentre Laura Bovoli è stata rinviata a giudizio.
Lo aveva detto pure il loro figliolo Matteo a, Porta a Porta che si sarebbero difesi in Tribunale. Detto in altre parole avrebbero detto poco o nulla al pm dei fatti loro.