“Solo oggi ci si accorge di chi sia Paolo Ruggirello? A Trapani tutti sapevano che il suo consenso elettorale era basato su prassi che, seppure non rilevanti dal punto di vista penale, dovevano essere considerate moralmente incompatibili con la politica”.
Lo ha detto il deputato di Liberi e Uguali, Erasmo Palazzotto, a proposito del deputato del Pd che anni fa era stato al centro della cronaca per i sospetti nati attorno a lui e alla sua famiglia originaria della provincia di Trapani, terra mafiosa, e che ora ritorna sulla scena dopo essere stato condannato agli arresti domiciliari per associazione mafiosa.
Anche il gip Piergiorgio Morosini, nell’ordinanza ha sottolineato che “Ruggirello, in linea con la sua storia, non ha esitato a incontrare soggetti appartenenti all’organizzazione criminale per ottenere sostegno elettorale”.
Nei documenti dell’inchiesta, infatti, sono stati rivelati “tutti i rapporti accertati tra il politico e diverse famiglie mafiose della Provincia di Trapani, dal 2006 fino alle ultime elezioni”. Gli inquirenti hanno quindi mosso delle accuse che non sono legate a fatti isolati o recenti, al contrario i rapporti di Ruggirello con i boss mafiosi risalirebbero almeno a tredici anni fa, quindi molto tempo prima rispetto a quando è entrato a far parte del Pd.
E quando Davide Faraone, viceré di Matteo Renzi in Sicilia, ricercava nuovi esponenti dem nell’isola e tra questi c’era anche Ruggirello, l’ex presidente dell’Antimafia regionale Lillo Speziale aveva detto che “si rischia una messa in crisi del sistema dei valori: quest’operazione può avere le caratteristiche di un mercimonio”.
All’inizio della sua attività politica, Ruggirello fu assistente di Bartolo Pellegrino, deputato socialista e vicepresidente della Sicilia con Totò Cuffaro, l’ex governatore che scontò cinque anni per favoreggiamento alla mafia.
Pellegrino a sua volta fu arrestato e assolto per concorso esterno a Cosa Nostra, ed in particolare è conosciuto per aver definito “infame” uno che aveva parlato con i carabinieri etichettati come “sbirri”.