Secondo l’istituto nazionale di statistica, udito dalla Commissione lavoro del Senato sul ddl, sarebbe coinvolto il 21% dei lavoratori dipendenti con la stima di un aumento complessivo di 3,2 miliardi del monte salari. L’oggetto di questa proposta sarebbero i contratti con retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi che si concentrano tra gli apprendisti, gli operai e nei servizi di alloggio e ristorazione, con prevalenza tra le donne (23,1%) e tra i giovani sotto i 29 anni (32,6%).
La proposta di legge porta la firma di Nunzia Catalfo, deputata 5 stelle. Il Ddl sta incontrando l’opposizione dei sindacati e di Confindustria, i quali sostengono che o per prima cosa occorrerebbe stabilire il valore legale dei trattamenti economici complessivi previsti dai Contratti collettivi nazionali di lavoro. Contratti a cui il Ddl fa esplicito riferimento esplicando che l’intervento è “di sostegno alla contrattazione collettiva, e non già sostitutivo di essa”.
L’Istat comunque avverte che la scelta della soglia minima, deve far coesistere due esigenze di segno opposto: “Troppo alto potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare” d’altra parte troppo basso “potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose“. E dev’essere coordinata “con altri istituti e politiche presenti nel mercato del lavoro, non ultimo il Reddito di cittadinanza”.
Andrea Garnero, economista Ocse, in audizione ha ricordato che a 9 euro lordi il salario minimo orario sarebbe “tra i più elevati dell’area Ocse”, “vicino a quello tedesco” ma l’economia italiana “è ben lontana da quella della Germania“.
L’Inps pone l’attenzione anche su un altra conseguenza che potrebbe verificarsi innalzando la soglia dei salari minimi, intimando di tenere conto delle oggettive caratteristiche del settore allo scopo di evitare il rischio di pericolose involuzioni che possono portare all’ espansione del lavoro irregolare.
In commissione Lavoro è stato udito anche il Cnel sottolineando che una fissazione della soglia minima potrebbe arginare la deriva salariale che origina da comportamenti opportunistici di imprese e di altri attori. Tuttavia il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro consiglia che dovrebbe essere usata “particolare cautela” nei confronti di giovani e apprendisti introducendo deroghe come già avviene negli altri paesi europei.