Imane Fadil, Mulè (Fi) contro Travaglio: «Vilipendio vergognoso». La replica del giornalista: «Ci vediamo in tribunale»

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Duro scontro tra il deputato di Forza Italia Giorgio Mulè e Marco Travaglio sull’editoriale di oggi del direttore del Fatto Quotidiano.

Travaglio ha commentato la vicenda della testimone chiave del processo Ruby, Imane Fadil, scrivendo: “Sicuramente Silvio Berlusconi non ha ordinato il probabile avvelenamento di Imane Fadil”. E ha poi osservato che “B. i testimoni di solito li compra, non li ammazza. E tutto poteva augurarsi, fuorché la morte di una teste-chiave del processo Ruby-ter e il ritorno del bungabunga sulle prime pagine dei giornali”.

Travaglio ha ricordato anche che in questo processo Berlusconi è imputato per corruzione di testimoni e ha provato a smentire di aver mai visto la modella morta avvelenata “negando le sentenze e persino l’evidenza”.

“Ma purtroppo nessuno può escludere che c’entrino i vari ambienti criminali che lo circondano da quasi mezzo secolo, da Cosa Nostra alla massoneria deviata, dal sottobosco dell’eterna Tangentopoli ai gigli di campo di Putin,” ha aggiunto Travaglio, il quale ipotizza anche che con l’avvelenamento di Fadil, “qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto, o lanciargli un messaggio avvelenato per ricattarlo, o sputtanarlo, o ricordargli qualche promessa non mantenuta”.

Queste parole hanno suscitato la reazione di Mulè, portavoce di Forza Italia di Camera e Senato, che ha affermato in una nota: “Sulla morte di Imane Fadil oggi torna a esprimersi Marco Travaglio, come e peggio di un avvoltoio. Così, dopo aver fatto il guardone di Arcore sbirciando dal buco della serratura, il direttore del ‘Fatto’ fa il guardone dell’obitorio e lo sciacallo nel senso letterale del termine: si avventa su un povero corpo per una bassissima strumentalizzazione politica su un caso drammatico tutto da chiarire”.

“La giovane – ha detto ancora il Mulè – diventa solo un nome e un cognome nell’editoriale di Travaglio, non è meritevole di alcuna pietà e viene trasformata in un mezzo pur di infangare Silvio Berlusconi. Il tutto ovviamente senza alcun aggancio con dati reali ma con la solita tecnica vigliacchetta dell’allusione e dell’accostamento subdolo. Seguendo la follia di Travaglio così come descritta nel suo editoriale egli stesso o qualcuno del suo branco potrebbero essere accusati di aver avvelenato la giovane (ma chi ha stabilito, prima ancora dei risultati dell’autopsia, che la povera Imane sia davvero morta per avvelenamento?) pur di dare nuova linfa all’odio mai sopito per Berlusconi”. “È vergognoso il vilipendio giornalistico che il cinico Travaglio consuma sul cadavere di Imane Fadil, provi a rinsavire e provi soprattutto a testimoniare la pietas dovuta ai defunti”, ha concluso.

La replica di Travaglio non si è fatta attendere: “Ci vediamo in tribunale,” ha detto all’Adnkronos.

Mulè ha controbattuto: “Travaglio dice ‘ci vediamo in tribunale’. E io rispondo: visto la tua cattiveria, il tribunale è l’unico posto sulla terra dove ci potremmo vedere dal momento che sei destinato ad andare all’inferno…. A Travaglio lo mando al diavolo, perché è intriso di una tale cattiveria, di un tale odio, che è destinato a non andare in Paradiso, ma all’Inferno… E, in caso di processo, “a scanso di equivoci, rinuncio all’immunità parlamentare”, assicura l’esponente forzista”.

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