“Degli scandali del M5S si parla per settimane, mentre di quelli degli altri nemmeno per un giorno”.
Lo scrive Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi.
Il giornalista osserva che secondo i giornaloni i casi di corruzione, uno finora, dei 5Stelle “sono infinitamente più gravi di quelle degli altri” in quanto il M5S parla di onestà “mentre gli altri se ne guardano bene”.
Per Travaglio è difficile trovare “antidoti quando la disonestà è un fatto individuale, non di sistema o di partito, come emerge dalle accuse a De Vito”. L’unica cosa che il direttore del Fatto rimprovera ai pentastellati è il meccanismo di selezione della classe dirigente: “le autocandidature votate online, senza una preparazione in apposite scuole di politica e di amministrazione, possono premiare persone di valore come pessimi soggetti”. E aggiunge che la regola dei due mandati del M5S è “utile per evitare le incrostazioni di potere e i compromessi per comprarsi la rielezione in saecula saeculorum” ma “può diventare addirittura criminogena: chi è privo di scrupoli, se ha poco tempo, lo impiega per arraffare tutto il possibile”.
“I casi De Vito” scrive ancora il giornalista “si scoprono soltanto con più intercettazioni, anche per reati che ora non le prevedono (finanziamento illecito, abuso d’ufficio, falso in bilancio), e con gli agenti infiltrati introdotti dalla Spazzacorrotti che offrono mazzette e testano l’integrità dei pubblici amministratori”.
Intervenendo ieri sera a “Otto e Mezzo”, programma condotto da Lilli Gruber su La7, Travaglio ha detto in merito al caso De Vito: “Se vogliamo dire che quelli del M5s sono come gli altri solo perché hanno preso il loro primo dirigente per corruzione (Marcello De Vito, ndr) mi sembra un poco. Dovranno impegnarsi allo spasimo per riuscire a eguagliare i record di Forza Italia del Pd, ecc…”.
Il direttore del Fatto Quotidiano ha anche ricordato che gli altri arrestati citati, ovvero Marra e Parnasi, non erano dei 5Stelle.