Loggia segreta a Trapani, Il Fatto Quotidiano: ‘Una talpa nella segreteria di Alfano al Viminale’

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La procura di Trapani, nella sua ultima operazione, svela i rapporti di alto livello su cui poteva contare Giovanni Lo Sciuto, l’ex deputato siciliano al centro dell’inchiesta. Lo Sciuto sosteneva di poter fare pressione su ministeri importanti guidati da politici del Nuovo Centrodestra per fare favori e raccomandare amici. Finisce sotto inchiesta per rivelazione di segreto Giovannantonio Macchiarola, ex segretario particolare del ministro dell’Interno. Tra gli arrestati anche un poliziotto massone che dava la caccia al latitante Messina Denaro.

Giovanni Lo Sciuto aveva a disposizione una rete fittissima di agganci e non si poneva troppi problemi a fare pressioni ai piani alti per far ottenere posizioni di spicco agli amici e agli amici degli amici: rettori per borse di studio all’Università, addirittura sottosegretari per posti da funzionario nei ministeri come quello dei Beni Culturali, per nominare uno dei revisori dei conti dell’Azienda sanitaria provinciale aveva cercato di fare pressione direttamente sullo staff del ministro della Salute. Il tutto non si ferma qui: pressioni anche sull’ex ministro dell’Interno al quale avrebbe chiesto come favore il promuovere un poliziotto a lui fedele nei servizi segreti. Ed è dal Viminale che sarebbe uscita la notizia dell’indagine in corso. Raccomandazioni, pressioni, piaceri e violazioni di segreto. Sullo sfondo il simbolo del partito creato da Angelino Alfano, quello del Nuovo centrodestra, fondamentale per i governi di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, la formazione moderata nata dalla scissione del PDL è durata soltanto quattro anni, scomparendo dopo le politiche del 2018. Alfano non si è ricandidato e adesso esercita la professione di avvocato a Milano, mentre i suoi affiliati sono in gran parte tornati tra le fila di Forza Italia. Almeno quelli che non sono stati arrestati.

Tra questi non rientra l’ex deputato siciliano Giovanni Lo Sciuto, arrestato nell’ultima inchiesta della procura di Trapani. Lo Sciuto era salito agli onori della cronaca per una vecchia foto in compagnia dell’imprendibile boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, suo compaesano. Una foto che aveva fatto rumore proprio perché vicino al futuro boss delle stragi compariva il politico nel frattempo eletto nella commissione regionale Antimafia. Il tutto si risolse nel nulla, Lo Sciuto non era un politico di primo piano. Nonostante ciò poteva contare su una ragnatela di relazioni che arrivava sino ai livelli più alti della politica nazionale. E non solo perché aveva creato un’associazione segreta all’interno di una loggia massonica. A quanto riportano le oltre milleduecento pagine di ordinanza del gip Emanuele Certosimo, si scopre che il potere maggiore Lo Sciuto lo aveva conquistato grazie agli stretti legami col mondo politico di Alfano.

Nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 27 persone è finito nella lista degli indagati anche Giovannantonio Macchiarola, ex segretario particolare di Alfano al Viminale. La procura di Trapani lo indaga con l’accusa di rivelazione di segreto istruttorio perché avrebbe riferito l’esistenza dell’indagine in corso a Francesco Cascio, il luogotenente di Ncd in Sicilia, già presidente dell’Assemblea regionale siciliana, finito ai domiciliari per favoreggiamento. Macchiarola è originario di Agrigento, stessa città che ha dato i natali ad Alfano, ed è proprio al seguito del potente concittadino che si evolve la sua carriera. Nel 2008 Angelino diventa ministro della Giustizia e chiama il giovanissimo Macchiarola per fargli da segretario particolare: sono i tempi del lodo Alfano dichiarato poi incostituzionale, culminati con le dimissioni da ministro e la nomina a coordinatore nazionale del Pdl. Anche al vertice del partito Alfano decide di portare con sé l’avvocato, viene poi confermato segretario particolare nell’esperienza da ministro dell’Interno nei governi di Enrico Letta e Matteo Renzi. Quindi, con il passaggio di Alfano alla Farnesina, Macchiarola ottiene l’incarico di dirigere la divisione Security dell’Eni.

Sono gli anni passati al Viminale quelli che inguaiano Macchiarola. Per gli investigatori è lui il soggetto di riferimento a livello nazionale per garantire gli interessi di Lo Sciuto.

“Ti saluta Angelino”, riferisce al politico sotto inchiesta in una delle tante telefonate intercettate. “Io ieri ho parlato con il capo della della segreteria tecnica di Alfano. Minchia: al telefono ho dovuto interromperlo! Gli ho detto: ma che minchia dici al telefono…poi ne parliamo di presenza!”, si arrabbia il politico arrestato, temendo di essere intercettato. Macchiarola, però, l’avrebbe tranquillizzato. “Quello mi ha detto: perchè, Giovanni, tu che problemi hai? Quelli sanno tutte cose. Capito cosa ha voluto dirmi? Mi ha voluto dire: Noi siamo informati su chi sei tu, se possiamo parlare o non possiamo parlare. Minchia, quelli sono Ministero degli Interni! Quelli si collegano…Il Ministro degli Interni ha le schede di tutti gli italiani. O no?”. Secondo le accuse Macchiarola dirà a Cascio che “Lo Sciuto era iscritto nel registro degli indagati, nonché che era in quel momento ancora intercettato e che le indagini erano condotte dall’Arma dei carabinieri”. Per gli inquirenti sarà Cascio a riferirlo in seguito a Lo Sciuto. “Ma a lui gliel’ha detto Angelino?”, dice un collaboratore al politico. Che rispondeva: “No, gliel’ha detto quello, Giovannantonio”. “Va beh, può essere pure che… Alfano giustamente è Ministro, quindi può essere che ad Alfano glielo ha detto qualcuno dice: vedi che … nel tuo gruppo c’è tizio che è sotto controllo”, aggiunge Lo Sciuto. Per il gip era sicuro che ci fosse una talpa al Viminale: “Quali che fossero le ipotesi investigative alla base del procedimento penale, del dato era venuto a conoscenza Alfano Angelino nella duplice veste di Ministro dell’interno e di Presidente del Nuovo Centrodestra. Il ruolo istituzionale ricoperto dall’allora titolare del Viminale, infatti, gli aveva permesso dì avere contatti con soggetti terzi, i quali lo avevano reso edotto del fatto che un deputato della propria corrente politica era oggetto di indagini da parte della magistratura. Tale notizia era stata commentata da Alfano con il suo entourage, dando il via alla comunicazione della stessa da parte di Macchiarola Giovannantonino (capo della segreteria particolare del ministro) a Cascio Francesco”.

Il gip si è espresso anche a riguardo la nomina di un fedelissimo di Lo Sciuto all’ASP di Trapani, nomina di competenza del ministero della Salute che all’epoca vedeva come ministro Beatrice Lorenzin, anche lei NCD:
“Era proprio sul membro di nomina del Ministero della Salute che si doveva innestare l’intervento di Lo Sciuto, e in tale ambito si stava muovendo per attivare i propri canali politici regionali (Cascio Francesco) e nazionali. Cascio, infatti, riferiva di aver appreso casualmente del mutato orientamento normativo da un commercialista, ed aveva immediatamente informato Macchiarola per avviare i contatti con il Ministro della Salute Lorenzin Beatrice, anch’essa di area Ncd, per perorare la nomina di un soggetto da loro indicato. In ordine al soggetto da presentare, Cascio riferiva al Lo Sciuto di far preparare al suo ‘protetto’ un dettagliato curriculum”.

L’intercettazione di Cascio sembra confermare la linea degli investigatori:
“Allora ho chiamato Macchiarola e gli ho detto: Vedi che c’è questa novità, per cui parla con la Lorenzin…parla con il Ministero della Salute“.

Lo stesso schema si ripete quando l’ex deputato si deve muovere per favorire la figlia di Rosario Orlando, responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps, medico dal quale ha ottenuto la concessione di circa 70 pensioni di invalidità per i suoi elettori. La figlia di Orlando doveva vincere un concorso da funzionario al ministero dei beni culturali. Dove la sottosegretaria era Dorina Bianchi, anche lei in forza al partito di Alfano.
“Lo Sciuto – spiega il giudice – garantiva l’ottenimento di una borsa di studio presso l’Università degli Studi di Palermo, interessamento finalizzato al superamento del Concorso per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di 500 funzionari anche attraverso l’intercessione tramite il capo segreteria particolare del Ministero dell’Interno Macchiarola Giovanniantonio e il sottosegretario ai Beni Culturali Dorina Bianchi“.

“Abbiamo il Sottosegretario ai Beni Culturali, capito? E glielo dò personalmente ad Alfano”, afferma il politico riferendosi al curriculum della giovane. Il genitore non era molto fiducioso: “Eh ma… sottosegretario…ma ai quiz come minchia si passa?”. “Io glielo do, e vediamo cosa dice. Noi ci proviamo. Io la cosa che ti posso dire è che mi impegno e che glielo faccio avere. Dopodichè vediamo quello che succede”. Quindi Lo Sciuto chiede: “Ma perché non le hai fatto fare la ricercatrice qui all’Università? Il concorso…Avevamo a quello”. Secondo gli inquirenti “quello” è Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università e ora assessore regionale della giunta di Nello Musumeci: in passato vicino pure lui ad Alfano, è tra gli indagati dell’inchiesta, che secondo il gip doveva essere arrestato: “Nessuna richiesta è stata avanzata nei confronti e di conseguenza non può esser applicata l’opportuna misura cautelare”.

Lo Sciuto non ha contatti solo con le alte sfere del suo partito. Afferma di avere un canale diretto con il ministro dell’Interno, tale da poter chiedere un favore importante ad Alfano: la promozione nei servizi segreti di un poliziotto a lui fedele. Si tratta di Salvatore Virgilio, assistente della Dia di Trapani ora finito agli arresti per aver l’esistenza di indagini riservate. Ambiva ad essere chiamato all’Aisi, l’Agenzia di informazioni per la sicurezza interna. “Ora appena vedo Alfano ci parlo io personalmente. Capito?”, lo rassicura Lo Sciuto. Spiegando che intende chiedere quella cortesia poco prima delle elezioni. “Tra sei mesi, un anno perché loro sotto le elezioni…l’ultimo anno si sbragano di più perché si devono preparare per loro”, dice riferendosi alle politiche del 2018. Virgilio non è l’unico poliziotto arrestato con Lo Sciuto: c’è anche Salvatore Passanante, responsabile della Sezione polizia giudiziaria del commissariato di Castelvetrano. Era iscritto in maniera occulta a una loggia massonica. Talmente occulta che al suo commissariato non risultava. Passanante, il poliziotto massone, faceva parte della squadra di investigatori che dà la caccia a Messina Denaro. L’ultimo superboss di Cosa nostra è latitante dal 1993, ventisei anni esatti.

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