Riciclo urbano, M5S: «Dal riuso delle antiche rovine agli interventi sui ruderi della modernità»

0
58
riciclo-urbano

“Riciclare l’architettura è una pratica antica e incessante, basti osservare le nostre città storiche, cresciute su loro stesse nel corso dei secoli cannibalizzando o inglobando l’esistente. Gli insediamenti medievali in Italia, e non solo, sorgono sui resti di quelli romani, di cui hanno recuperato materiali e strutture, modificando spazialità e destinazioni d’uso degli edifici a scopo abitativo, difensivo o rituale. I tracciati viari romani sono ancora leggibili negli impianti urbani contemporanei”.

È quanto si legge in un post pubblicato sul Blog delle Stelle.

“Se osserviamo Roma,” spiegano i 5Stelle “rintracceremo i marmi degli antichi monumenti di epoca imperiale nei palazzi nobiliari del XVI e XVII secolo, o circhi e anfiteatri nei perimetri di piazze e isolati, come piazza Navona, ex stadio di Domiziano, o piazza dei Satiri i cui edifici ricalcano la cavea interna del teatro di Pompeo. Quante le chiese sorte su antichi templi pagani, a sostituirne non solo l’uso ma anche e soprattutto la presenza simbolica? La città è un organismo vivo che cresce e si rinnova, si espande e si contrae, come il ritmo del battito cardiaco, seguendo le oscillazioni demografiche della sua popolazione”.

“Molte città contemporanee in Italia dopo la seconda guerra mondiale, a causa dell’inurbamento della popolazione rurale, hanno conosciuto uno sviluppo incontrollato che ne ha esteso la superficie costruita per kilometri e kilometri, alterando il tradizionale rapporto con il paesaggio, da un lato, e con il centro storico, dall’altro” prosegue il post “La seconda rivoluzione industriale e il boom economico dagli anni Cinquanta in poi hanno esploso equilibri antichi ed esigenze consolidate, ponendo sfide e problemi nuovi a urbanisti e architetti”.

“Prima ancora, la ricostruzione postbellica aveva drammaticamente sollevato la questione di come gestire macerie e rovine. Cosa restaurare? Cosa demolire e ricostruire? Come riprogettare le grandi città per renderle organismi moderni ed efficienti senza troncare il loro rapporto identitario con la storia?” si chiedono i pentasstellati “L’aspetto incoerente e disconnesso di molte delle nostre città denuncia che la sfida non è stata vinta. Al centro storico, spazio della qualità architettonica, sempre più mummificato dalla sua vocazione turistica, svuotato dei suoi abitanti e delle tradizionali funzioni civiche, si contrappone la periferia, spazio della quantità senza qualità, destinato di volta in volta a funzioni specifiche: dormitorio, produzione, commercio ecc. Una città sempre più ampia e sempre meno interconnessa, divisa in zone compartimentate e raggiungibili solo attraverso lunghe e trafficate arterie stradali o ferroviarie. Edifici residenziali, impianti produttivi e infrastrutture hanno cinto i centri storici crescendo a dismisura sull’onda di un progresso che sembrava inarrestabile”.

“La crisi economica, la bolla edilizia, il crollo demografico si sono abbattuti su questo processo come una ghigliottina. L’espansione delle città si è arrestata traumaticamente lasciando intorno a sè opere incompiute, inutilizzate o sovradimensionate rispetto alle reali necessità. A queste cause si aggiungono le trasformazioni tecnologiche e le delocalizzazioni industriali che rendono desueti impianti produttivi e infrastrutture e svuotano edifici e interi quartieri che li servivano. La conseguenza è che le città contemporanee sono punteggiate da moderni ruderi urbani, spesso enormi presenze fisiche che connotano il paesaggio, localizzate in zone strategiche della città, ingombranti e inamovibili” continua il M5S “Ecco che la tanto antica quanto nota strategia del riciclo urbano si riaffaccia nella pratica architettonica contemporanea come metodo progettuale consapevole. Un’agopuntura nel tessuto costruito che individua nelle preesistenze punti di snodo da riprogettare e riqualificare per riconnettere lacerti di città o riattivare zone abbandonate riportandovi persone e attività”.

“Si tratta” spiegano “di operazioni di riuso e trasformazione di infrastrutture dismesse, discariche bonificate, impianti industriali riconvertiti, piccoli ruderi abbandonati”.

Abbiamo bisogno di riprogettare le città e il paesaggio partendo dalle lacerazioni, dai buchi, dalle ferite urbane che spesso sono anche sociali perchè denunciano l’esistenza di ghetti e realtà segregate. Riciclare il patrimonio edilizio è una grande opportunità per curare le nostre città e chi vi abita,” concludono i 5Stelle.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here