Sul Blog del Movimento 5 Stelle è stato pubblicato un articolo dove si espongono le ragioni per cui è necessaria l’istituzione di un salario minimo europeo.
In Europa, secondo i dati, il 9,6% dei lavoratori ha un salario inferiore rispetto la soglia dei minimi contrattuali, dato che in riferimento all’Italia sale al 12%.
Questa è la proposta dei 5 Stelle:
“Serve una direttiva quadro dell’UE per i salari dignitosi che fissi minimi salariali a livello nazionale, nel dovuto rispetto delle prassi di ciascuno Stato membro. Occorre un programma europeo per il calcolo di salari dignitosi allo scopo di definire salari dignitosi ufficiali a livello di Unione su base regionale in ogni Stato membro, mediante un metodo standardizzato – messo appunto dalla Commissione Europea – e utilizzato congiuntamente ai cosiddetti bilanci di riferimento”.
“I budget di riferimento” spiegano i pentastellati “sono contenitori di beni e servizi che sono considerati necessari per raggiungere uno standard di vita accettabile per una singola famiglia all’interno di un dato Paese, Regione o città. Questi budget sono progettati tenendo conto, tra le altre cose”:
– la composizione domestica
– il reddito disponibile
– la situazione abitativa
– le esigenze di trasporto
“I budget di riferimento sono stati sviluppati in vari paesi in tutta Europa negli ultimi anni. Sono tra l’altro già utilizzati per altri scopi tra cui: la consulenza sulla moneta e sul debito, la misurazione della povertà, le informazioni di bilancio, i punteggi di credito e il calcolo del potere d’acquisto. Possono anche essere utilizzati per valutare il sostegno al reddito – in particolare i sistemi di reddito minimo – nell’UE. Il salario minimo europeo non serve solo per contrastare la povertà ma anche per combattere il fenomeno del dumping sociale. Dati Eurostat rivelano “una variazione significativa della proporzione di lavoratori a bassa retribuzione negli Stati membri dell’UE: le percentuali più elevate si registravano in Lettonia (25,5 %), Romania (24,4 %), Lituania (24,0 %) e Polonia(23,6 %), seguite da Estonia (22,8 %), Germania (22,5 %)”. Salari più bassi in questi Paesi possono creare la tentazione per alcune imprese (soprattutto multinazionali) di delocalizzare la propria attività trasferendola dove il lavoro costa meno e rappresentano un aiuto indiretto per le imprese ‘non italiane’. Un salario minimo europeo, rispettoso delle differenze nazionali, aiuterebbe anche le nostre imprese a competere in maniera equa nel mercato europeo,” affermano i 5Stelle.