“Sono stato sostenuto nella mia latitanza da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico”.
Sono le parole di Cesare Battisti, l’ex terrorista estradato il 12 Gennaio 2019, che ha poi aggiunto: “Tra gli italiani nessuno mi ha mai aiutato o ha favorito la mia latitanza; io sono stato sostenuto per ragioni ideologiche di solidarietà – ha detto Battisti – e posso anche dire che non so se queste persone si siano mai chieste se io fossi effettivamente responsabile dei reati per cui sono stato condannato”.
L’ex Pac ha poi continuato: “Posso dire che gli appoggi di cui ho goduto sono stati il più delle volte di carattere politico, rafforzati dal fatto che io ero ritenuto un intellettuale – ha sottolineato – scrivevo libri, ero insomma una persona ideologicamente motivata, per cui nessuno sentiva il bisogno di agire contro di me. Questo mio ruolo da intellettuale era anche una precisa garanzia che, a prescindere dal mio passato ero ormai una persona non più da ritenersi pericolosa e quindi, anche per questo motivo, nessuno mi ha dato la caccia”.
Da Battisti arrivano anche le scuse nei confronti dei familiari delle vittime: “Io non posso che chiedere scusa ai famigliari delle persone che ho ucciso alle quali ho fatto del male – ha detto Battisti – perché penso che la lotta armata è stata un movimento disastroso che ha stroncato una rivoluzione culturale e sociale che aveva preso avvio nel 1968 con prospettive sicuramente positive per il Paese ma che proprio la lotta armata contribuì a stroncare”.
“Chiedo scusa – ha proferito l’ex terrorista a verbale – pur non potendo rinnegare che in quell’epoca per me e per tutti gli altri che aderirono alla lotta armata si trattava ‘di una guerra giusta’. Oggi – ha aggiunto – non posso che confermare quel disagio di cui ho parlato nel ricostruire il mio passato o rivivere momenti che non possono che suscitare una mia revisione del passato che all’epoca ritenni giusto”.