Oltre il pressapochismo dei media e i loro idoli di carta pesta: panoramica sulla Russia

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“Manifestazioni per la democrazia” è questo il termine con cui i media occidentali si riferiscono in modo molto semplicistico alle varie proteste popolari che avvengono in giro per il mondo nei paesi non allineati al blocco atlantista non approfondendo mai la reale natura di tali sollevamenti.

Una costante di questo tipo di narrativa è la nomina a simbolo della propaganda anti-nazionecanagliaditurno di un prescelto di cui i media si occuperanno di cantarne vita, morte e miracoli.

Un chiaro esempio di come opera questa corrente giornalistica tipicamente occidentale può essere personificato da Alexei Navalny, blogger russo anti-Putin diventato ormai un eroe fuori dai confini nazionali.

“Non ho dubbi che, nonostante gli atti di intimidazione e terrore messi in atto in questi giorni, con persone arrestate a casa, questa ondata di proteste continuerà a crescere e questo regime si pentirà di quello che ha fatto. Questo regime non ha sostegno, lo sanno e per questo hanno paura” ha dichiarato Navalny all’uscita dal carcere nel quale era stato imprigionato per un mese per aver organizzato delle proteste anti governative.

Igor Pellicciari, docente presso l’Università degli Studi di Urbino e l’Università Mgimo per le Relazioni Internazionali di Mosca, ha spiegato come la fama ottenuta dal dissidente russo in questi anni sia stata merito unicamente della forte e costante visibilità che gli hanno dato i media occidentali.

“Le sue gesta – spiega il docente – vengono sistematicamente riportate e seguono una tempistica che tradisce un’attenta programmazione per ottimizzarne la ricaduta sui media e sulle piattaforme social. Come quando fece il giro del mondo il suo selfie (che incredibilmente gli permisero di fare) dietro le sbarre di un commissariato”.

Il mondo liberal-progressista, nel prendere ad esempio il blogger Russo, ha preso un grosso ‘granchio’ essenzialmente per due motivi: Innanzitutto quello che i media occidentali definiscono come ‘il principale oppositore di Vladimir Putin’ ha in terra russa un seguito molto minore di quello che possiamo pensare, inoltre il sedicente ribelle Navalny ha ideali politici estremamente conservatrici oltreché xenofobi, che farebbero accapponare la pelle anche ai ‘cattivi sovranisti’.

Peter Hitchens, sul Mail on Sunday nel dicembre 2014, scriveva in proposito: “pochissimi sembrano conoscere i legami di Navalny con il nazionalismo russo, posizioni che, in confronto, rendono l’Ukip inglese come l’avanguardia della correttezza politica”.

Engelina Tareyeva, sua collega di Partito quando Navalny faceva parte di ‘Yabloko’, non ha per lui parole al miele: “Considero Aleksej Navalny l’uomo più pericoloso della Russia – ha affermato – non c’è bisogno di essere un genio per capire che la cosa più orribile che possa accadere è che i nazionalisti prendano il potere”.

Chiarito l’equivoco Navalny, rimaniamo in terra russa e cerchiamo di capire cos’è in realtà quella che i nostri media chiamano ‘manifestazione per la democrazia’.

Come probabilmente avrete già sentito, Putin sta affrontando in questi mesi serie problematiche di ordine pubblico.

Vladimir Putin è al governo della Federazione russa da ormai venti anni, e con lui alla guida la Russia è tornata agli antichi fasti. E’ infatti passata dall’essere uno stato fallito, pronto a scoppiare, dove un’oligarchia si spartiva tutto ciò che rimaneva della superpotenza sovietica, all’essere di nuovo una potenza di primo rilievo nello scacchiere mondiale. Negli anni successivi al 2000, l’economia della Russia è cresciuta come non mai nella sua storia: nei primi otto anni di presidenza Putin non solo il Pil è aumentato del 70% ma la nuova ricchezza prodotta si è distribuita perché il livello di vita dei russi è raddoppiato.

Coloro che hanno vissuto in pieno gli anni ’90 e il crollo dell’Unione Sovietica, sanno perfettamente che il Presidente ha risollevato il Paese da una situazione catastrofica. Le nuove generazioni però, che non hanno conosciuto il decennio buio degli anni ’90 e la caduta dell’Urss, sono quelli che manifestano maggiormente il loro disagio dovuto principalmente a un basso tasso di crescita dell’economia (1,5%) e all’eccessiva corruzione all’interno della Nazione.

“Vladimir Putin è stato pressoché ininterrottamente primo ministro della Repubblica russa o capo dello Stato dal 31 dicembre 1999 ai nostri giorni: quasi venti anni durante i quali hanno convissuto nella società russa almeno due generazioni composte da persone nel fiore degli anni. Governare uomini e donne di una generazione a cui Putin appartiene non è stato difficile. I suoi coetanei avevano ancora, nel loro sistema mentale, i geni della obbedienza” ha affermato a riguardo l’ambasciatore Sergio Romano.

“Il rischio per Putin e per la Russia è che le nuove generazioni abbiano un altro concetto di ordine – ha continuato Romano -, diverso da quelli dei loro genitori: quando gli viene rimproverato l’eccessivo rigore della polizia durante le pubbliche manifestazioni, risponde, come ha fatto recentemente parlando con il presidente francese, che la Russia, grazie al suo concetto dell’ordine, non ha il problema dei gilet gialli. È vero. Ma i metodi che applica alle sue folle giovanili potrebbero scontrarsi con una protesta molto simile a quella di Hong Kong”.

L’analista Andrew Korybko sottolinea a proposito che “il movimento di protesta è guidato da critiche obiettivamente valide dei suoi sostenitori sullo stato delle cose nel Paese, in particolare l’eccessiva corruzione e la cattiva performance dell’economia”. Tuttavia, precisa Korybko, “si dovrebbe anche riconoscere che il governo russo si sta impegnando molto per sradicare la corruzione, diversificare l’economia e garantire un migliore ‘contratto sociale’ tra cittadini e stato, ma naturalmente ci vorrà del tempo affinché queste politiche possano avere effetto”.

1 COMMENT

  1. Dopo aver letto è naturale constatare che in Italia la “canagliaditurno” è Matteo Salvini. È contro la sua sagoma che si esercitano al tiro tutti quanti: da Marco Travaglio in poi.

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