«Pur dal suo ottusismo, Zinga (il segretario del Pd Nicola Zingaretti, ndr) rispondeva a una delle tre teste che parlavano nel messaggio: ‘Mai dire mai, Beppe’. Tre teste, sì. Una rivolta a Luigi (Di Maio, ndr), incazzata e ancora stupefatta per l’incapacità di cogliere il bello intrinseco nel poter cambiare le cose. Con i punti che raddoppiano come alla Standa».
Così Beppe Grillo in un breve intervento sul Fatto Quotidiano.
«L’altra testa – scrive ancora il garante del M5S – era rivolta a tutto il mondo, che sa soltanto spettegolare malignamente, trattenuto della serra mediatica. Che l’Elevato trafora elevandosi a contenere tutti gli umori presenti, su su fino alla stratosfera della mente collettiva».
«Una terza mente – sottolinea Grillo – incorporava la stanchezza di Conte, ma perché Conte è stanco? È l’unico che ha una casa dove andare, che possiede un filo conduttore interiore. Una persona eccezionale perché capace di rimanere normale: non sono tantissimi. In un mondo così inquinato da vedere il nulla dove c’è impegno e ragionevolezza, l’Elevato incorpora dentro a sè, per mondarli, gli spiriti più maligni: depressione, incapacità di cogliere con ironia quello che ti capita e brama di potere. Il suo messaggio rimbalza di continuo come la pallina di un flipper 3D che neppure il flipper stesso riesce a contenere».
«I media, a cui non è rivolto alcun messaggio, non resistono e riecheggiano l’ur lo dell’Elevato: non resterà altro da fare che inseguirlo. Esercitare la leadership facendosi inseguire, anche, ridendo», conclude Grillo.
Non è stata una delle migliori uscite di Grillo, non faceva ridere e si prestava a interpretazioni contrastanti e ovviamente mai chiarite. Un messaggio Sibilla cumana, che aiuta poco quelli che si sforzano di leggerla.