“Mio nonno viene considerato da tutti una vittima di mafia, ma da quello che sta emergendo dalle indagini più recenti sembra esserci dell’altro. No, non è stata solo Cosa nostra a uccidere Piersanti Mattarella…”.
Così Piersanti Mattarella, 34 anni, alla vigilia del 41esimo anniversario dell’uccisione dell’ex Presidente della Regione siciliana, il 6 gennaio 1980 davanti alla moglie Irma Chiazzese e dei figli Bernardo e Maria.
“Già dopo l’omicidio – ha proseguito Piersanti Mattarella junior in una intervista esclusiva all’Adnkronos – le indagini avevano fatto emergere qualche traccia di infiltrazioni che non fossero solo mafiose. Ma forse, ai tempi, anche dal punto di vista della ricostruzione storica, non sembrava possibile che un omicidio potesse essere commesso non solo da membri di Cosa nostra. Una circostanza che è, invece, emersa con chiarezza negli ultimi anni di storia giudiziaria. Ai tempi, probabilmente, era una intuizione del singolo piuttosto che una convinzione diffusa che la mafia potesse uccidere in collaborazione con ‘altro’…”.
“Uno degli aspetti che mi rendono orgoglioso di essere suo nipote – ha raccontato – è vedere lo sguardo di chi lo ha conosciuto e che gli è stato vicino o per amicizia o per motivi di studio o professionali. Mi è capitato di avere conosciuto vecchi collaboratori o amici di nonno e quando vedo l’emozione forte in loro capisco che mio nonno ha lasciato oltre che ricordi positivi anche degli ideali e dei bei valori”. Piersanti è nato sei anni dopo l’omicidio del nonno. “Sicuramente la figura di mio nonno l’ho conosciuta attraverso mia nonna Irma, attraverso mio padre Bernardo, mia zia Maria o zio Sergio, e da qualche fotografia vista in casa”.
“Vedere il nome della via Piersanti Mattarella – ha detto ancora – o vedere che c’è una scuola intitolata a mio nonno mi ha fatto nascere una certa curiosità, quando ero ancora piccolo. E poi il mio stupore quando la gente sapeva di chi potevo essere figlio o nipote. Tutti conoscevano già il mio albero genealogico” e “pensavo che avevo il piacere immenso di portare questo nome e l’orgoglio di chiamarmi come mio nonno ma al tempo stesso è una sorta di responsabilità, che sento tuttora”.